e…ci siamo evoluti

“ le volte che rifatto quella strada ho incontrato le stesse maschere di ieri, e del giorno prima ancora. La strada s’inerpicava tra oleandri e buganvillee, agave, e l’aria mite facevano pensare a una eterna primavera, a un bel vivere. C’era il mare appena lì sotto che s’intratteneva con gli scogli, la guerra era appena finita. Mancavano le parole, il sorriso alla vita … e lei era lì sorridente e felice: non lo siamo stati, non lo saremo mai più ……. “ Vincenzo Calafiore Ci sono cose che pur avendole depositate nella memoria alle spalle, non cessano di esistere e sono lì a “ ricordare “ c’è però da chiedersi quanto siano ancora capaci “ oggi “ in questa frattaglia di umanità a ricordare ciò che non dovrà almeno si spera ripetersi. C’è poco spazio a certe voci di coscienza, c’è poco orizzonte a certi occhi che guardano il mondo con altri occhi e c’è poca speranza in un mondo migliore che si sarebbe potuto fare se solo l’avessimo smessa di firmare trattati di pace che poi non servono a niente, non sono serviti a nulla. Siamo così imbecilli, così parametrati nei ragionamenti che non vediamo ancora un palmo oltre il naso, così asserviti all’egoismo, così assetati di potere che non ci siamo resi conto che l’umanità intera è a un passo del superamento del punto del non ritorno. Non è piacevole la vita oggi, è come una chiesa sconsacrata, e questa società ormai allo sbando procede imperterrita la sua marcia verso la fine capeggiata dai piccoli mostri che qua e là in giro per il mondo continuano a sfamare le armi, a ridurre alla fame, a privare della libertà. Questi sono i moderni Adolf Hitler che più o meno eguagliandolo fan sì che non vi sia né pace, né serenità. In casa nostra non abbiamo un Adolf Hitler, ma un manipolo di imbecilli che prima pensano a loro stessi in comune accordo e poi davanti a un popolo cieco e sordo, smemorato, si fanno la guerra, caricandolo sempre più di inconcludenze, e mancate prospettive di un futuro più o meno uguali per tutti… più o meno… vale a dire niente. Era il 27 gennaio del 1945 quando i Sovietici entrarono ad Auschwitz, nel Lager simbolo nella memoria di questo immaginario collettivo, del delirio di onnipotenza di un pazzo sanguinario: Adolf Hitler; il Fuhrer che come Nerone assistette all’incendio di Roma, lui alla fine drammatica del suo Reich. Oggi è un tempo medievale, di abbrutimento sociale, decadimento culturale, un tempo dominato dal –nulla- che impera su tutto, sulla vita di tutti; siamo così biechi e ciechi che non vediamo come siamo stati ridotti, schiavi di una politica più economica che sociale, ove impazza l’avidità il male peggiore di questo secolo! Auschwitz era il Lager-simbolo di un sistema concentrazionario nazista, ma ci sono oggi altre Auschwitz sparse in Medio Oriente, Africa; le Auschwitz alle periferie delle megalopoli, espressioni profonde della crisi delle civiltà e della ragione. Quello, giudicato un evento –umano- fin troppo umano…. Che sottratto alle “leggi” della storia si è trasformato in evento quasi metafisico inspiegabile ma è accaduto. La verità è un’altra, velata, nascosta, azzavorrata volutamente da altre mille cose inutili affinché la base della piramide ( il sistema attuale ) non pensi, non deve pensare! Si tratta forse di una politica razziale, legittimata pure. Un fine che il sistema persegue per una finta rivoluzione socio-economica per costituire una forma quasi perfetta di eguaglianza, ma in realtà si tratta di esclusione di popoli i razzialmente indesiderabili .. gli uomini inferiori per intenderci come accadde con la rivoluzione tedesca. Occorre considerare anche l’esperienza devastante dei prigionieri all’interno di quei Lager, che richiama alle relazioni complesse fra storia e memoria, attraverso le testimonianze dei sempre meno sopravvissuti che, come dimostrato dal tempo, non basta e non basta a scongiurare altri errori, perché i salvati rischiano di non essere creduti.