Il reddito di cittadinanza salta? Possibile una manovra bis

Giovanni Tria prova a fare da pompiere. “Escludo una manovra correttiva legata al rallentamento del tasso di crescita”. Tuttavia la difesa del ministro dell’Economia, fatta a Davos, rappresenta la sua personale opinione secondo la quale non sarà necessaria una correzione dei conti pubblici nel corso del 2019. Ma la realtà dei numeri sembrerebbe smentirlo. “L’obiettivo di deficit concordato con la Commissione Ue riguarda il deficit strutturale, che significa che non tiene conto dell’andamento del ciclo economico” ha precisato Tria. “Non ci sono attualmente motivi per pensare a una manovra correttiva in base al fatto che c’è un rallentamento dell’economia”. Tria replica alle dichiarazioni del commissario Ue agli affari economici, Pierre Moscovici, che in un’intervista al Tg5 ha dichiarato che Bruxelles intende allineare le proprie previsioni a quelle già formulate da Bankitalia, Ocse e Fmi e che indicano un Pil italiano prossimo allo 0,6% quest’anno e non all’1% indicato dal governo nella Nadef. “Non posso prevedere quale sarà la nuova stima di crescita 2019 della Commissione europea per l’Italia – ha sostenuto – ma di solito le nostre stime non sono molto diverse da quelle delle altre istituzioni internazionali e dovremo valutare le conseguenze nel caso di peggioramento”. Bruxelles è pronta a chiedere all’Italia di rientrare dall’extradeficit se la congiuntura rendesse insostenibili le spese inserite nella manovra, cioè il reddito di cittadinanza e quota 100. Secondo l’economista Renato Brunetta, deputato di FI, le parole di Moscovici sono la “conferma” della “manovra correttiva in arrivo” che dovrebbe assestarsi tra i 4 e i 7 miliardi di euro in base all’eventuale maggior deficit rispetto al 2% sul Pil.