Manovra grillina a rischio: il Pd ricorre alla Corte costituzionale

Il Partito democratico ha fatto ricorso alla Corte costituzionale in riferimento all’iter di approvazione della Manovra. “La scelta del conflitto tra poteri viene intrapresa per ristabilire competenze costituzionalmente garantite e assicurare l’osservanza della separazione dei poteri”, si legge nel documento. Il principio della separazione dei poteri – si legge nel ricorso – è da intendersi “anche nel “rapporto di equilibrio/contrapposizione tra maggioranza e opposizione”. “Le minoranze, attraverso i gruppi parlamentari di riferimento, svolgono una funzione essenziale nell’ambito del procedimento legislativo, consentendo che il principio supremo della tutela del pluralismo possa trovare effettiva realizzazione” è scritto nel ricorso. Per questo “un certo numero di senatori o deputati, un gruppo o anche il singolo parlamentare devono essere considerati ‘titolari di una pubblica funzione costituzionalmente rilevante e garantita”. La Consulta deve decidere se il ricorso sia ammissibile. L’atto è un ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Queste sono le motivazioni che i ricorrenti – il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, il gruppo Pd e altri 36 senatori – sottopongono alla Corte chiedendo che un gruppo parlamentare possa configurarsi come potere dello Stato e sia legittimato a proporre conflitto di attribuzione. Questo è il principale scoglio tecnico-giuridico che la Consulta deve esaminare in sede di ammissibilità.