Marco Minniti ritira la candidatura, pronto il partito di Renzi

Il segnale sarebbe partito. I renziani sono pronti a varare un nuovo partito e non darebbero più l’appoggio all’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, quale candidato alla segreteria dem. Quindi il politico calabrese sarebbe orientato a ritirare la propria candidatura alla guida del Partito democratico. Il Pd è quindi “morto”. Il tentativo di ricerca di un nuovo segretario è accompagnato da nuove polemiche e veleni. L’ex ministro dell’Interno ha incontrato Luca Lotti e Lorenzo Guerini, che gli hanno confermato la fiducia dei renziani. Una rassicurazione che non sarebbe bastata all’ex ministro che, secondo quanto trapela da ambienti del partito, sembra avviato a fare un passo indietro. Marco Minniti avrebbe chiesto ai parlamentari della corrente la garanzia scritta che non lasceranno il Pd se Renzi dovesse fare la scissione. Una richiesta giudicata irricevibile e aumentando l’incertezza nel partito con una candidatura quasi sfumata. Minniti, dopo aver annunciato di correre “da autonomo” ma appoggiato dall’area renziana, negli ultimi giorni aveva maturato dei dubbi. L’ex Ministro non sarebbe contento del poco impegno del senatore per la sua sfida. Il Movimento liberale democratico europeista sarebbe pronto a nascere prendendo la base da Open Democrats, che richiama il nome della fondazione renziana. La spinta per un soggetto politico autonomo non è una novità nell’area dell’ex premier. E’ ciò che teme Minniti.

Marco Minniti ha annunciato il ritiro

Aggiornamento. Alla fine ha ritirato la sua candidatura a segretario dem, ufficialmente “per salvare il partito”. “Quando ho dato la mia disponibilità – ha spiegato a Repubblica Marco Minniti – alla candidatura, la mia scelta posava su due obiettivi: unire il più possibile il nostro partito e rafforzarlo per costruire un’alternativa al governo nazionalpopulista”. L’ex ministro ha quindi auspicato che dalle primarie esca “una leadership forte”. E’ durata 18 giorni la corsa di Marco Minniti alla segreteria del Pd. “Quando ho dato la mia disponibilità alla candidatura sulla base dell’appello di tanti sindaci e di molti militanti che mi hanno incoraggiato e che io ringrazio moltissimo – si legge -, quella scelta poggiava su due obiettivi: unire il più possibile il nostro partito e rafforzarlo per costruire un’alternativa al governo nazionalpopulista”.