Bolzano. La flat tax riguarda meno dell’1% degli altoatesini

Una flat tax limitata, con più criticità che benefici, che riguarda in Alto Adige poco più di 4.200 partite Iva, secondo una prima stima. Meno dell’1% della popolazione. A livello nazionale l’ampliamento a quota 65 mila euro di fatturato per il rientro nel regime forfettario dei minimi, fanno notare i commercialisti, interessa una platea potenziale massima di 593 mila partite Iva individuali, poco più dell’1% dei contribuenti Irpef. Considerando che in Alto Adige i contribuenti sono 423.743, il beneficio riguarderebbe poco più di 4.200 persone. “Raccomandiamo vivamente al Governo e al Parlamento – spiega il presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Bolzano Claudio Zago – di rimuovere i paletti di accesso alla disciplina che sono fattori di enorme distorsione soprattutto nel settore delle libere professioni. Senza la rimozione dei vincoli, come ad esempio, la partecipazione a società o associazioni professionali, limiti di spesa per dipendenti e collaboratori e sui tetti di investimento in beni strumentali, questo ampliamento del regime dei minimi premierà, anche a parità di fatturato, le piccole partite Iva che non si aggregano, che non assumono e che non investono, mentre penalizzerà le piccole partite Iva che lo fanno”. Lo strumento della flat tax al 15% però, secondo il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, potrebbe essere utilizzato in modo da attrarre nuova ricchezza in Italia; è stata infatti proposta al Governo un progetto definito del “doppio 15”: tassa fissa al 15% per 15 anni per tutti coloro che trasferiscono la propria residenza in Italia dopo essere stati all’estero per almeno nove degli ultimi dieci anni. “Una norma chiara e semplice nella sua applicazione – commenta Claudio Zago, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili della Provincia di Bolzano –. Così non verrebbero premiati solo i Cristiano Ronaldo di turno, con interessi economici diffusi in tutto il mondo, ma ci sarebbe una leva efficace per attrarre nel nostro Paese, attività imprenditoriali, con spostamento di società, amministratori e dipendenti. Come giustamente ha ricordato il presidente del CNDCEC, Massimo Miani, basta pensare alla City finanziaria di Londra, giusto per fare un esempio, con manager dagli stipendi elevati. Un’occasione ancora maggiore per una terra di confine come la nostra. Riuscire a farli arrivare in Italia, anche con una tassazione al 15%, rappresenterebbe un grande incasso per le casse dello Stato. Soldi che potrebbero essere poi utilizzati per diminuire le tasse di tutti i contribuenti”.