Il quartiere Roma di Mexico City trionfa al Festival del cinema di Venezia

E’ incentrata su Roma, quartiere medio borghese di Mexico City durante una stagione di grande instabilità economico-politica. E’ il nuovo capolavoro di Alfonso Cuaron, vincitore del Leone d’oro della 75.ma Mostra del cinema di Venezia. Cleo è la domestica tuttofare di una famiglia benestante che accudisce marito, moglie, nonna, quattro figli e un cane. E’ india, mentre la famiglia che l’ha ingaggiata è di discendenza spagnola e frequenta gringos altolocati. I compiti della giovane domestica non finiscono mai. Nel Mexico dei primi anni Settanta tutto coesiste: la nuova ricchezza come gli escrementi degli animali da cortile, il benessere ostentato dei padroni e la schiavitù “di nascita” dei nullatenenti. Tutto convive in un sistema contraddittorio ma simbiotico in cui le tensioni sociali non tarderanno a farsi sentire, catapultando il recupero delle terre espropriate in cima all’agenda dei politici in cerca di consensi. Era dai tempi di Y Tu Mama Tambien che Alfonso Cuaron non girava un film nel suo Paese, e sono trascorsi cinque anni da quando Gravity l’ha consacrato al gotha hollywoodiano. Con Roma Cuaron torna alle proprie radici e racconta la sua infanzia, nonché il debito di riconoscenza che tutti i figli della borghesia devono alle tate e alle “sguattere” che li hanno cresciuti con amore e devozione. Roma è il suo film più intensamente personale e più provocatoriamente politico, e racconta un intero Paese attraverso il suo frattale minimo, e il più indifeso. Cleo è un prodigio di efficienza e un contenitore di dolcezza senza fondo. In lei si consuma una quieta implosione, quella di essere umano così stanco di spendersi per gli altri che “fare finta di essere morta” le sembra un gioco piacevole. In aggiunta alla sua condizione di india povera, Cleo è donna: e questo la rende il paria della terra, inferiore persino a quegli uomini nullatenenti che le ronzano intorno, e che imbottigliano energia vitale per la rivoluzione a venire, ma dimenticano la più elementare decenza nei confronti delle proprie compagne. Il ritratto che Cuaron fa di un maschile distruttivo e irresponsabile, contrapposto ad un femminile accuditivo e aperto al cambiamento, collega Roma a Gravity nella convinzione che il futuro sia donna. Cleo calpesta il fango delle baraccopoli come le maioliche delle case dei ricchi, e continua a dare a piene mani lasciandosi depauperare ogni giorno, e augurandosi silenziosamente la morte per sé e per la sua stirpe (soprattutto se femminile). Ma il miracolo di Roma è trasformare la sua storia nel ritratto di una dignità umana così profonda e inalienabile da metamorfizzare ogni cosa in straziante bellezza. Cuaron applica la propria consumata maestria tecnica e compositiva ad una storia girata in sequenza in 108 giorni, e interpretata da non attori di rara autenticità. La sequenza su cui scorrono i titoli di testa è già un capolavoro ed enuclea tutta la narrazione a seguire: nello specchio della lisciva con cui Cleo pulisce i pavimenti appare il riflesso dell’aeroplano che porterà via chi può dalla quotidianità degradata del quartiere. L’autore firma sceneggiatura, montaggio, direzione della fotografia e naturalmente regia, concedendosi piani sequenza e carrellate da grande artista, senza per questo interferire nella linearità essenziale della storia. A tessere il suo grande arazzo ci sono una ricostruzione d’ambiente vertiginosa e un sound design che ci fa avvertire tutti i rumori di fondo, spesso apparentemente provenienti dai lati esterni della sala cinematografica.

I premi

Il Leone d’oro della 75.ma Mostra del cinema di Venezia va a “Roma” di Alfonso Cuaron, il favoritissimo alla vigilia. Leone d’argento per la miglior regia a Jacques Adiard per “Sister Brothers” mentre Gran Premio della giuria va a “The Favourite” di Yorgos Lanthimos. Coppa Volpi per il miglior attore a Willem Defoe e per la migliore attrice a Olivia Colman. Ai fratelli Coen il premio per la miglior sceneggiatura. Nessun premio per l’Italia. Oltre 20 film nella selezione, di cui tre in gara per il Leone d’oro – “Capri Revolution” di Martone, “Che fare quando il mondo è in fiamme?” di Minervini, “Suspiria” di Guadagnino – e un palmares vuoto per l’Italia. Lla cerimonia di chiusura che si è aperta con i premi della giuria “Venezia classici”. Il primo assegnato quello per il “Miglior documentario” è andato a “The Great Buster: A Celebration” di Peter Bogdanovich. Quello per il “Miglior restauro” a “La notte di San Lorenzo”, di Paolo e Vittorio Taviani. La giuria “Virtual Reality Venezia 75” ha assegnato tre premi tramite la presidente Susanne Bier. Quello per la miglior storia raccontata con la realtà virtuale a “L’île des morts” di Benjamin Nuel. L’opera che ha sfruttato al meglio le potenzialità della realtà virtuale è stata invece “Buddy Vr” di Chuck Chae. Infine il premio per la miglior virtual reality è stato assegnato a “Spheres” di Eliza McNitt. Si è parlato di futuro con il premio “Opera prima Luigi De Laurentiis”. La Giuria Leone del Futuro ha assegnato al vincitore due assegni, da 50 mila dollari l’uno, per regia e produzione dell’opera. A portarsi a casa il riconoscimento è stato “Yom Adaataou Zouli” (“The Day I Lost My Shadow”) della regista siriana Soudade Kaadan. Si è passati ai premi assegnati dalla giuria Orizzonti. Quello per il miglior cortometraggio è andato a “Kado” di Aditya Ahmad. Pema Tseden ha ricevuto il leone per la miglior sceneggiatura per quella del film “Jinpa”. Il premio per la miglior interpretazione maschile è stato assegnato a Kais Nashif per “Tel Aviv On Fire”. La migliore interpretazione femminile per la giuria è stata quella di Natalya Kudryashova per “The Man Who Surprised Everyone”. Il premio speciale della giuria è andato ad “Anons”, film di Mahmut Fazil Coscun mentre la miglior regia è stata giudicata quella di Emir Baigazin per “Oezon”. Infine è stato assegnato il premio per il miglior film, che è “Kraben Rahu” di Phuttiphong Aaronpheng. E’ arrivato il momento dei premi del concorso ufficiale, per i quali è salita sul palco la giuria presieduta da Guillermo Del Toro. Il primo premio è stato quello dedicato a Marcello Mastroianni assegnato a un emergente. Naomi Watts lo ha consegnato a Baykali Ganambaar per “The Nightingale”. E sempre “The Nightingale”, diretto da Jennifer Kent, si è portato a casa il premio speciale della giuria. Leone per la Miglior sceneggiatura a Joel & Ethan Coen, per “The Balld Of Buster Scruggs”. Christoph Waltz ha premiato con la Coppa Volpi Willem Defoe come migliore attore per “At Eternity’s Gate”. Olivia Colman, per “The Favourite”, si è portata a casa invece la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile. Leone d’argento per la miglior regia a Jacques Adiard per “Sister Brothers”. Il Leone d’argento Gran Premio della giuria è andato a “The Favourite” di Yorgos Lanthimos. E infine il Leone d’oro, consegnato direttamente dal presidente della Biennale, Paolo Baratta. Il miglior film di Venezia 75 è “Roma” di Alfonso Cuaron.