Tra l’escort Eva e la linea rossa: i filoni che appassionano

Il sesso funziona sia al cinema sia in televisione. Ne è testimonianza Isabelle Huppert che è l’escort misteriosa “Eva”. E’ nelle sale il film presentato al festival di Berlino, “Eva”. E’ tratto dal romanzo di James Hadley Chase, che già aveva ispirato il film di Joseph Losey del 1962 con Jeanne Moreau. Il film di Benoît Jacquot racconta l’incontro tra uno scrittore e un’escort. Bertramd conosce Eva e decide di sedurla ad ogni costo. Vuole fare uso della sua storia come ispirazione letteraria. Lo fa anche mettendo a repentaglio il fidanzamento con l’ingenua Caroline.

La furbizia dell’escort

L’escort Eva non si lascia manipolare con facilità. Anzi trascina presto Bertrand in una spirale di menzogne, tradimento e violenza. Isabelle Huppert è una delle attrici più affascinanti e carismatiche della cinematografia mondiale. Per lei il ruolo di letale femme fatale è diventato una sorta di marchio di fabbrica. Lei non sembra vogliosa di farne a meno visto il successo ottenuto. La diva francese si trova nel film addosso una parabola femminista cattiva e nera, seppure non priva d’ironia. E’ magistrale la sua interpretazione. Il personaggio prende vita e forma. La diva si cala perfettamente nei panni dell’escort furba e navigata.

La prostituta eccentrica

Benoît Jacquot nel noir Eva affida ad Isabelle Huppert la parte di una prostituta d’altro bordo sfuggente ed eccentrica. Eva è un nome che rievoca la prima donna, la prima peccatrice. E’ nella pellicola lo pseudonimo di un’affascinante prostituta d’altro bordo in cui si imbatte il drammaturgo Bertrand. Qui prende vita un gioco di duplici identità. L’attività di Eva è dovuta al bisogno di denaro. La donna fa di tutto per proteggere la sua vera identità. E’ infatti una moglie devota. Anche Bertrand, all’apparenza scrittore di successo, ha costruito un castello di menzogne attorno a sé.

Il castello delle menzogne

Ce lo svela l’incipit del film. Si vede il giovane uomo impiegato come badante/gigolò di un anziano scrittore a cui, dopo l’improvviso decesso, Bertrand ruba l’ultima opera ancora inedita spacciandola per sua. L’incontro con Eva porrà a rischio il suo fidanzamento con l’ingenua Caroline interpretata da Julia Roy. Tuttavia l’escort non si lascia manipolare. Anzi è lei che riesce a soggiogare Bertrand.

Un thriller psicologico

Benoît Jacquot si ispira al romanzo di James Hadley Chase che già aveva a sua volta ispirato il film di Joseph Losey del 1962 con Jeanne Moreau. L’ambizione di Jacquot lo porta a farsi prendere la mano dalle proprie suggestioni. Costruisce un noir fatto di sensualità ed ambiguità. Le citazioni sono tante. Il regista non nasconde la sua fascinazione per la musa che lo porta a volte a perdere il contatto con la struttura generale della pellicola. Ci sono diversi cambi di location che rendono movimentata la narrazione filmica. E’ un thriller psicologico complesso ma dinamico. Tra Eva e Bertrand è una vera guerra erotica senza esclusione di colpi. In diverse occasioni si manifesta anche con la violenza fisica. Si arriva quindi all’estremo in un racconto reale e realistico, crudo e sincero. I due personaggi sembrano attratti da una misteriosa affascinazione reciproca. Si elevano come due anti eroi che usano mentire, fingere, vivere nell’illegalità per sconfiggere il sistema. Nel caso della Huppert, Jacquot ci mostra la vestizione dell’eroina. Lei veste con minigonne, stivali e parrucca. Impugna perfino un frustino, ogni volta che si trasforma nella regina del bondage Eva. E’ un cambio di personalità. L’attrice si cala totalmente nei panni dell’escort, ne assume le movenze e il modo di comportarsi. Il suo interpretare è all’altezza del ruolo. E’ espressiva, è donnna, è trasgressiva. Nel corso della pellicola si scopre però che Eva si prostituisce per necessità. Bertrand, dopo avere ottenuto rispetto, fama e ammirazione, dopo avere fatto il suo ingresso nel jet set del teatro francese e dopo aver conquistato il cuore della bionda Caroline, è comunque insoddisfatto. Accumula bugie per distogliere l’attenzione dalla crisi d’ispirazione che deve superare per onorare la consegna della sua nuova opera. È l’incontro inatteso con Eva nel cottage dei genitori della fidanzata sulle montagne di Annecy. E’ il punto di svolta che spinge Bertrand ad alimentare la sua attrazione verso l’escort per farne il soggetto del suo nuovo copione teatrale.

La guerra erotica

La vita si presta all’arte. Il teatro imita e ripropone la vita reale. Sono tantissimi gli spunti di interesse nella pellicola di Benoît Jacquot. Ad iniziare proprio dai suoi personaggi doppiogiochisti. Si riflette sull’identità. Si analizza in questa guerra erotica il rapporto tra verità e finzione. E’ un rompicapo noir intrigante. Le venature erotiche consentono alla pellicola di fare la differenza. Ancora le suggestive location sono i punti di forza di un film che paga però una sceneggiatura un po’ troppo ricca di elementi. “Quello che mi ha interessato fin dall’inizio è che i due protagonisti non sembrano definiti una volta per tutte, sono mobili ed entrambi doppi” racconta il regista. Lui però si lascia prendere troppo la mano dalle suggestioni senza mai porsi il problema di fare ordine tra sequenze evocative o colpi di scena troppo casuali.

Tutto finisce nel copione

Gli incontri con Eva diventano il materiale narrativo per Bernard. I dialoghi vengono trascritti nella pièce che sta scrivendo. L’unico modo del giovane per scrivere una buona storia è viverla. E’ il modo per calarsi nel personaggio. Bertrand perseguita a più riprese Eva con grande testardaggine. Alla lunga il dramma comincia a girare a vuoto. Anche gli ingredienti più intriganti finiscono per diventare senza interesse. Isabelle Huppert salva la pellicola con tutte le sue doti umane e da attrice. Mediante la sua performance la diva colma le lacune dello script. Fa leva sul suo magnetismo e con un’irresistibile carica erotica sprigionata. Evita comunque qualsiasi scena esplicita ma allo stesso tempo riesce nell’intento di tradurre il personaggio e fargli prendere vita. Lo stesso non può dirsi per Gaspard Ulliel. Non riesce ad essere minimanente all’altezza del talento della sua collega. La sua interpretazione risulta acerba quanto la personalità del suo impostore Bertrand. Eppure riesce a portare a termine il copione e a rendere l’opera completa. Un film da vedere e che aiuta a riflettere moltissimo.