Milano. A Palazzo Reale incontro tra Alcantara e l’arte contemporanea

Promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, da Palazzo Reale e da Alcantara, “Nove viaggi nel tempo” è il terzo episodio di un ciclo di mostre, curate da Davide Quadrio e Massimo Torrigiani, che dal 2016 esplora le qualità di Alcantara® come materiale per la creazione artistica, e trasforma gli spazi dell’Appartamento del Principe in porte d’accesso all’altrove dell’arte. Appositamente concepita per le stanze dell’Appartamento del Principe, è aperta al pubblico gratuitamente fino domenica 13 maggio 2018.

In Nove viaggi nel tempo, dieci artisti del nostro tempo si esprimono attraverso nove progetti (Esther Stocker e Iris van Herpen hanno prodotto la loro opera in collaborazione), con linguaggi differenti: dalle trasfigurazioni della pittura alla moda, dal digital design alla musica, guidate dalla specificità di un unico medium: Alcantara®. Hanno infatti tutti analizzato il materiale in ogni sua declinazione e potenzialità, ne hanno esplorato i processi di invenzione e fabbricazione, hanno lavorato con tecnici ed esperti, in percorsi autonomi o attraverso collaborazioni. I dieci artisti sono Aaajiao, Andrea Anastasio, Caterina Barbieri, Krijn de Koning, Li Shurui, Chiharu Shiota, Esther Stocker e Iris van Herpen, Zeitguised, Zimoun.

Ognuno – con l’inedita coppia Stocker/van Herpen – ha creato un’opera site specific, dialogando con l’Appartamento del Principe, un luogo carico di spunti creativi: rampa di lancio per viaggi tra laboratori di scienze anomale, anaconde, mutazioni, sinusoidi, apparizioni oracolari, giravolte della natura in artificio e viceversa, metronomi sghembi. Una successione di scenari fantastici, tra architetture effimere e sofisticati dispositivi sonori interattivi.

Come nelle altre due mostre, Codice di avviamento fantastico e Ho visto un re, anche qui una delle tracce principali, “il tempo”, è il risultato della conversazione tra gli artisti, che hanno avuto, come sempre, l’occasione di incontrarsi sia a Palazzo Reale che nello stabilimento Alcantara, all’inizio del progetto e, alle volte, durante il suo svolgimento. Ma “il tempo” è anche il risultato della conversazione tra artisti e materiale, artisti e luoghi, artisti e curatori. In questo caso l’Appartamento del Principe ha generato una riflessione sulle diverse dimensioni del tempo: sul “nostro” tempo, quotidiano e pratico, breve, opposto, o complementare, al “tempo scientifico”, dilatato e impercepibile. Insieme al tema del tempo, emergono in mostra diverse prospettive del rapporto tra naturale e artificiale, tra prodotti e natura, tra noi umani e l’altro da noi. Da qui il sapore da centro di ricerca che la attraversa.

Come per le altre due mostre, il pensiero al centro del percorso espositivo siamo noi. Nove viaggi nel tempo è immaginata come un tragitto esperienziale solcato da spiriti disposti a lasciarsi avvolgere dalla meraviglia. Ogni ambiente si rivela una sorpresa che ci proietta in diverse e divertite dimensioni spazio-temporali. Un tragitto sofisticato, a volte astratto, ma mai irraggiungibile, che ci sospinge tra mondi e sensazioni sorprendenti.

La realtà microscopica messa in scena da Aaajiao, il muro di micro-variazioni percussive di Zimoun, le geometrie zoomorfe di Esther Stocker e Iris van Herpen. Il mondo mutato della misteriosa chimera di Andrea Anastasio e delle fitte ragnatele di Chiharu Shiota. L’anamorfosi digitale di Zeitguised, l’universo elettronico di Caterina Barbieri e del suo sintetizzatore interattivo. Il tempo in cui gli esseri umani dovranno difendersi dall’egemonia della tecnologia attraverso stazioni di contatto con altri abitanti dell’universo, evocato da Li Shurui. I riferimenti spaziali dell’architettura che avvolge la mostra che svaniscono nella stanza di Krijn de Koning.

“Ancora una volta, con questo progetto, i prestigiosi spazi dell’Appartamento del Principe vivono un’atmosfera magica, adatta ad accogliere e condurre per mano, di stanza in stanza, tutto il pubblico che vorrà lasciarsi avvolgere dal fascino di questo universo immaginifico. Siamo molto felici di partecipare alla produzione culturale del nostro Paese, affermando l’identità del marchio tramite l’innovazione e la sperimentazione. Attraverso l’arte contemporanea il materiale Alcantara® permette ad artisti e creativi di misurarsi con infinite possibilità espressive, come hanno dimostrato i capitoli precedenti di questo nostro felice dialogo con Palazzo Reale.” – così si è espresso Andrea Boragno, Presidente e Amministratore Delegato di Alcantara.

“Questo ciclo di mostre è il progetto più complesso e intrigante al quale abbiamo lavorato insieme negli ultimi anni. Unire Alcantara, l’azienda e il materiale, 25 artisti, più di 20 produzioni originali, e l’obiettivo di interesse pubblico dovuto all’ospitalità di Palazzo Reale, è stata una sfida che pensiamo abbia aperto nuove prospettive nel mondo delle commissioni e del rapporto pubblico-privato. Nove viaggi nel tempo segue le altre due mostre come lo svolgersi di un pensiero o di un sogno, ed è forse la sintesi di quello che abbiamo fatto in tutto il ciclo: un processo che ha spinto sempre più avanti la conversazione tra artisti, Alcantara® e gli spazi dell’Appartamento del Principe. Abbiamo la presunzione di pensare che chi la visiterà, passerà di sorpresa in sorpresa, come è successo a noi nel prepararla, insieme agli artisti, ai responsabili di Alcantara, ai tecnici e ai nostri collaboratori. È una mostra “di anticipazione”, come si diceva un tempo della fantascienza.” – hanno commentato i curatori della mostra, Davide Quadrio e Massimo Torrigiani.

La prima stanza dell’Appartamento del Principe accoglie l’opera che apre il percorso espositivo: Desiderio (Desire) di Aaajiao. Accolto in un ambiente lattiginoso, dalle pareti avvolte di Alcantara® bianca, il pubblico è proiettato in una dimensione spaziale clinica e microscopica, fronteggiando l’unità fondamentale dell’Alcantara®, il suo DNA. Una grande capsula trasparente dalla forma organica avvolge un corpo dai contorni sfumati, fase embrionale del processo produttivo del materiale: si tratta del ‘fiocco’, la primitiva forma di Alcantara® che ne precede la fase di agugliatura, il processo che tramite un sistema di aghi mobili conferisce forma e compattezza al materiale.

Nella stanza successiva, l’opera di Zimoun: 156 motori DC, cavi, scatole in MDF di 30x30x3cm. Una parete taglia lo spazio diagonalmente e letteralmente ‘canta’ le proprietà sonore dell’Alcantara®. Qui, il materiale – utilizzato nella sua forma grezza, priva di colore e finiture – si configura come una pelle, a ricoprire una teoria di tamburi percossi meccanicamente, grazie a un sistema di motori elettrici in corrente continua. Al riverberare dell’insolito rivestimento, moltiplicato decine e decine di volte lungo lo spazio, un susseguirsi di emissioni acustiche: potenzialmente infinito, ripetitivo, ma mai uguale a se stesso. La stanza, e il materiale, diventano un inedito e gigantesco strumento musicale dalle sonorità ipnotiche.

Il terzo ambiente è il palcoscenico della collaborazione tra la designer Iris van Herpen e l’artista Esther Stocker: “Indefinitamente estesa” (Extended Indefinitely). Un abito scultura, realizzato attraverso un meticoloso processo di lavorazione artigianale dell’Alcantara®, sembra lanciare il visitatore al cospetto del simulacro di una civiltà sconosciuta, futura o di un tempo dimenticato. Il vestito, una presenza fantasmagorica, prende vita estendendosi in tutte le direzioni in un ambiente completamente oscuro, ritmato da sottili fettucce di Alcantara® bianca e da una coreografia di fasci luminosi, lame bianche in uno spazio indefinito.

Le due stanze a seguire sono affidate ad Andrea Anastasio e al suo Eden. Ispirata a una gigantesca anaconda, metafora della civiltà dei consumi, che tutto ingurgita, l’opera si presenta come sintesi di elementi di produzione industriale, uniti a rimandi decorativi all’Appartamento del Principe e punteggiati da splendidi innesti floreali. Il visitatore viene condotto lungo un sentiero che attraversa un paesaggio di suppellettili urbane, nobilitate e trasformate in materia viva da una lussuosa quanto inquietante ‘muta’ di Alcantara®: un pitone mutato, lucido e laminato. Oggetti comuni a ogni essere vivente oggi, umano e non. Il lusso onnivoro.

Il sogno di Chiharu Shiota, “Riflessione di spazio e tempo” (Reflection of Space and Time), è l’approdo successivo. Concepita come un luogo universale che conserva le memorie dell’umanità, una fitta ragnatela monocromatica – segno distintivo della produzione dell’artista, che vede in questa occasione l’uso di 100 km di fettuccia di Alcantara® (detta anche ‘cordolo’) applicata in fase di installazione – attraversa e avvolge una struttura all’interno della quale si stagliano due iconici costumi bianchi in Alcantara®. La loro immagine si riflette e moltiplica negli specchi collocati al centro della struttura e lungo le pareti della stanza, alterando la percezione fisica dello spazio circostante, in un continuo rimbalzo di scorci e illusioni. Di veglia e sogno.

La settima stanza è la proiezione materiale di un calcolo informatico di geometria procedurale, dal titolo “Oltre il giardino nucleare” (Beyond the Nuclear Garden) del collettivo berlinese Zeitguised. L’opera è frutto di un algoritmo sviluppato appositamente per questa occasione, che fa emergere sul pavimento della stanza da cui è generata un’isola distorta di colori e forme in Alcantara®. Il pubblico è accolto da un geiser cromatico su cui posa un cilindro dalle forme organiche, eco delle sedute poste nella stanza successiva, nello scenario dell’opera di Caterina Barbieri, frutto di un’inedita quanto spontanea collaborazione nata nel corso della progettazione della mostra.

La scena dell’opera di Zeitguised si estende infatti nell’opera, dallo stesso titolo,Oltre il giardino nucleare, della musicista Caterina Barbieri, che condivide con lo studio tedesco l’amore per la sintesi digitale. Amore che si riflette nella sua attenta e accurata ricerca sulla natura sintetica del suono. E in, questo contesto, dell’Alcantara®. Barbieri ha processato una serie di registrazioni ambientali realizzate nello stabilimento di Alcantara a Nera Montoro (Terni) in una colonna sonora che il pubblico potrà attivare attraverso un grande sintetizzatore interattivo. Che ci interroga sul rapporto tra umano e meccanico, naturale e artificiale, ascolto e suono.

Proseguendo, ci si ritrova in un ambiente dalle connotazioni sacre: un grande tholos dalla complessa struttura curvilinea occupa il volume della stanza affidata a Li Shurui. Rivestito in Alcantara® stampata con i motivi optical che caratterizzano la produzione pittorica dell’artista, il “Padiglione di preghiera” (Prayer Pavilion) evoca un futuro distopico in cui tutti i popoli avranno superato le proprie divergenze culturali, sociali e politiche, per unirsi in luoghi da cui inviare messaggi congiunti a forme di vita extraterrestre avanzate, le uniche in grado di indicare all’umanità come ristabilire la propria supremazia sulle Intelligenze Artificiali.

Conclude la mostra l’Opera per Alcantara (Sedia blu) (Work for Alcantara, Blue chair) di Krijn de Koning, con una operazione di straniamento spaziale che conduce il pubblico in una camera interamente rivestita in Alcantara® blu, i cui profili architettonici con porte, finestre, passaggi e vani geometrici si sovrappongono allo spazio reale, mettendo in scena una percezione fittizia dello spazio e del tempo. All’interno di questa ‘stanza-nella-stanza’ troneggia una poltrona camaleontica, realizzata a immagine e somiglianza della struttura architettonica, e protagonista dell’opera.