Catania. Gravi Giuseppe Cannavò e Marcello Tavormina

Si tinge di giallo la tragedia di Catania. Tra le ipotesi investigative anche quella del suicidio. Intanto sono in ospedale i due Vigili del Fuoco sopravvissuti.

“Non dimenticherò mai”. Così il quinto vigile del fuoco, l’autista del mezzo, l’unico della squadra di soccorso rimasto illeso, ma fortemente provato. Agli inquirenti ha riferito che era vicino “al nostro mezzo di trasporto, perché dovevo prendere degli attrezzi, quando ho sentito la violenta esplosione: non ho visto cosa è accaduto prima, ma dopo la scena è stata drammatica. Non la dimenticherò mai”. Sono ricoverati i suoi colleghi, Giuseppe Cannavò, 38 anni, con una grave lesione polmonare, e Marcello Tavormina, 38 anni, che ha riportato un trauma cranico.

Ipotesi suicidio

Le indagini vanno avanti a tutto campo. Tra le ipotesi c’è anche quella tremenda del suicidio. Testimoni avrebbero sentito Giuseppe Longo, il civile di 75 anni morto nella deflagrazione, dire “che campo a fare”.

Un dirimpettaio infatti ricorda che “un ragazzo che si era fatto aggiustare la bici diceva che quell’uomo si lamentava perché era malato. Il dottore gli aveva dato pochi giorni di vita”.

Quando sono arrivati i Vigili del Fuoco, Longo non avrebbe aperto la porta. Nel frattempo ha accusato un malore o è svenuto per le esalazioni e non ha potuto aprire ai soccorsi.  Non si esclude quindi la tesi del suicidio. Nell’abitazione la squadra mobile ha trovato e sequestrato tre bombole di gas Gpl.

Al lavoro i periti per definire la dinamica della deflagrazione nella palazzina di via Garibaldi, al piano terra. L’esplosione è stata dall’interno verso l’esterno, come dimostra anche la porta d’ingresso, che la deflagrazione ha fatto volare per alcuni metri prima che cadessero su un’automobile che si trovava parcheggiata.