Macerata. L’Italia di Luca Traini che molti non vogliono vedere

Quanto accaduto sabato mattina a Macerata è qualcosa in più di un momento di follia di un uomo. E’ molto di più delle sterili polemiche politiche. Troppo facile accusare Matteo Salvini di fomentare odio. Altrettanto riduttivo dare la colpa all’immigrazione selvaggia. C’è qualcosa in più. Innanzitutto è bene precisare che sarà la verità giudiziaria a stabilire perchè Luca Traini abbia agito, da cosa quindi sia stato mosso.

E’ superficiale liquidare Luca Traini come il folle di turno. Si è scritto di tutto e di più su questo ragazzo. Del suo passato familiare tormentato. Di presunti allontanamenti. Tutte informazioni che servono solo al clamore mediatico. I fatti quelli veri dovranno essere accertati. “Vado a Macerata e faccio una strage” avrebbe detto Traini fuori da un caffè in una stazione di servizio tra Tolentino e Macerata.

E’ soltanto quindi il giustiziere solitario di Tolentino o qualcosa in più. C’è un’Italia di Luca Traini che molti non vogliono vedere. L’uomo protagonista del raid contro gli immigrati viene dipinto come un lupo solitario. Ma in Italia c’è una questione vera, quella dell’integrazione, quella della giustizia vera, della sicurezza. Non sono gli immigrati a fare paura ma è la delinquenza di qualsiasi colore. C’è purtroppo uno Stato che fa fatica a manifestare la sua presenza. La giustizia è intasata di pendenze di carta mentre dovrebbe dare maggiore spazio al tema sicurezza. Servono più forze dell’ordine, meno leggi bizantine. C’è bisogno di garantire sicurezza e creare lavoro. Questo non è solo compito della politica ma prima ancora dei cittadini che devono riprendersi l’Italia, tornare ad esercitare la propria funzione civica. Basta girarsi dall’altro lato e soltanto scandalizzarsi. C’è anche un’Italia fatta di persone come Luca Traini. Un ragazzo in fondo come tanti. I giornali locali sottolineano che era stato assunto ai primi di dicembre alla Agrifactory di Piediripa, un’azienda agricola che si occupa di allevamento bovini. Una persona comune. Troppo facile etichettarlo quindi come un folle e chiudere così il caso. Attendiamo la verità giudiziaria ma nel frattempo, se possibile, interroghiamoci in quale Italia viviamo e quale Paese vogliamo per noi stessi e per i nostri figli.