Effetti collaterali della radioterapia: il caso della radiodermatite

In certi casi la radioterapia può salvare la vita, soprattutto quando viene utilizzata per trattare le varie forme tumorali: purtroppo l’emissione delle radiazioni, necessaria per danneggiare e per uccidere le cellule maligne, può provocare delle conseguenze anche alle cellule sane. Una di queste è il danneggiamento delle cellule della pelle, una condizione che risponde ad un nome preciso: la radiodermatite. Fra gli effetti collaterali dell’esposizione alla radioterapia, infatti, troviamo anche delle lesioni che sorgono a livello cutaneo: le suddette possono assumere diverse forme, e causare non pochi problemi all’epidermide. In realtà non tutte le radiodermatiti sono uguali: alcune sono passeggere, mentre altre possono presentarsi in forma cronica. Ecco perché è necessario approfondire il tema. Radiodermatite acuta: di cosa si tratta? Si parla di radiodermatite o radiodermite acuta quando i sintomi legati alle radiazioni si manifestano ad una settimana circa dal trattamento radioterapico: in questi casi la pelle subisce delle alterazioni, arrossandosi o desquamandosi, oppure irritandosi. Nei casi peggiori, le suddette complicanze possono poi tramutarsi in fibrosi, rendendo la cute molto dura al tatto. Generalmente, trattandosi di un effetto collaterale già previsto, è lo stesso medico a consigliare come procedere per curare queste lesioni. Di solito vengono utilizzati dei prodotti innovativi come ad esempio monoderma et 10 di Giuliani: un dispositivo medico CE realizzato appositamente per trattare le zone di pelle soggette a radiodermite. Questo dermocosmetico, infatti, riesce a lenire il fastidio e ad accelerare la riparazione dei danni cutanei. Altre soluzioni per la radiodermatite sono olii naturali come quello di mandorle dolci: nei casi più violenti, il medico può anche prescrivere dei farmaci corticoidi o proporre l’asportazione tramite intervento chirurgico. Cos’è la radiodermatite cronica? La radioterapia può causare anche una seconda forma di radiodermite, nota come cronica: questo disturbo della cute, al contrario della forma precedente, fa la sua comparsa dopo circa sei mesi dal trattamento a base di radiazioni ionizzanti. In tal caso i sintomi possono essere diversi, includendo la formazione di piccoli capillari arrossati sulla parte trattata, e anche episodi di vasodilatazione e fibrosi. Purtroppo la radiodermatite cronica, in quanto tale, è molto difficile da curare del tutto: con le creme è possibile alleviare il fastidio e far recedere i sintomi, ma in genere questi tendono poi a ripresentarsi a distanza di tempo. Comunque sia, la forma cronica non porta problemi di salute, ma solamente estetici. Radioterapia e affaticamento Fra le conseguenze più marcate della radioterapia si trova l’affaticamento corporeo, che spesso si accompagna alla radiodermatite. Ciò avviene soprattutto quando la zona trattata con le radiazioni ionizzanti risulta essere molto estesa: quando accade ciò, non di rado il soggetto si sente spossato e incapace di compiere anche le azioni più comuni. L’unica soluzione, in attesa che lo stato di affaticamento passi autonomamente, è fare solo lo stretto indispensabile e rimanere a riposo il più possibile: in questo periodo, per esempio, il movimento fisico non è particolarmente consigliato, così come lo svolgimento degli impegni più stressanti. Si tratta di una condizione limitante, che può anche preoccupare, ma ampiamente prevista dai dottori.