Roma. Conclusa l’operazione di salvataggio dei resti del Portico d’Ottavia

Si è conclusa con successo la delicata operazione di salvataggio dei resti del Portico d’Ottavia. Un’operazione complessa, diretta dalla Sovrintendenza Capitolina che con un team di archeologi, architetti e ingegneri ha studiato, verificato, monitorato e consolidato nel tempo la stabilità del monumento. L’ausilio di alte tecnologie ha permesso e permetterà, anche in futuro, attente verifiche sui resti del portico augusteo, più volte danneggiato e rimaneggiato nel corso dei secoli. Vedi le foto e la scheda tecnica.

A inaugurare il restauro il sindaco Virginia Raggi, il vice sindaco con delega alla Crescita Culturale Luca Bergamo, la presidente del Municipio I Sabrina Alfonsi, il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce e la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello. L’intervento è promosso e sostenuto da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Dopo il restauro e la parziale ricostruzione nel 203 da parte di Settimio Severo, nel corso degli ultimi tre secoli il propileo ha subito notevoli interventi che ne hanno minato la condizione statica. Già nel XIV secolo si è reso necessario innalzare un arcone centrale al posto delle due colonne frontali per consolidare il monumento. Inoltre, l’eliminazione delle case del Ghetto nei primi anni del ‘900 ha accentuato i movimenti statici. Negli anni ’60 del ‘900 è stato smontato il frontone anteriore e si è intervenuti sulla prima colonna posteriore lesionata, con l’introduzione di una serie di perni metallici al suo interno.

Per salvaguardare il monumento e l’incolumità dei cittadini, la Sovrintendenza Capitolina ha deciso quindi di programmare i relativi interventi per fasi. Il primo step ha riguardato l’analisi e l’accurata verifica della stabilità del complesso, per capire e interpretare il comportamento della sua struttura. Si è così montato un ponteggio sulla facciata interna del Portico, a ridosso della chiesa, necessario a garantire la pubblica incolumità, messa a rischio dal possibile distacco di frammenti dal timpano, e a salvaguardia del monumento stesso.

Con un secondo intervento sono stati poi montati ponteggi sulle altre facciate, soggette a rischio di distacco di frammenti. Più precisamente, all’interno e all’esterno della facciata principale e all’interno delle due facciate laterali. Sono state poi realizzate opere di pre-consolidamento sulle parti più a rischio, dove l’intervento aveva carattere d’estrema urgenza.

Nella terza fase appena conclusa è stato realizzato un progetto di recupero molto complesso e articolato. Inizialmente si è proceduto alla pulitura, al restauro e al consolidamento delle parti lapidee, degli intonaci e degli affreschi: sono stati infatti riportate in parte al loro antico splendore l’iscrizione dedicatoria di Settimio Severo, nuovamente rubricata (ricalcando in rosso le lettere, n.d.r.), e parte degli affreschi trecenteschi al di sopra dell’arcone frontale.

Infine è stato eseguito l’intervento sull’elemento strutturale più critico, la prima colonna posteriore lesionata, da cui si era distaccata una scheggia di notevoli dimensioni. La pulizia eseguita durante le fasi preliminari dei lavori su questa colonna ha messo in evidenza un insieme di fessure più complesso rispetto al previsto, non visibile precedentemente e confermato dalle indagini ultrasoniche e microsismiche realizzate in questa fase, anche durante l’ultima scossa di terremoto dell’autunno 2016.

Durante l’opera di consolidamento della colonna lesionata si è così controllato il reticolo di fessure, lavorando con delicatezza sia in prossimità del basamento che in corrispondenza della grande scheggia, costituente la parte distaccata della colonna. L’intervento – monitoraggio e, soprattutto, l’alleggerimento della colonna dal peso della trabeazione – ha costituito opera di alta ingegneria. Grazie ad esso si è risolto un grave problema statico, risalente già a tempi antichi e documentato dai restauri precedenti: s’è probabilmente trattato, in origine, dell’assottigliamento del rocchio inferiore, causato presumibilmente dal transito dei carretti lungo il sottostante accesso al Ghetto. Problema poi accentuato dalla costruzione del campanile della chiesa di Sant’Angelo in Pescheria nell’800, gravante proprio su questa colonna.

Durante i lavori è poi emersa la necessità di un restauro specialistico della colonna: in corso d’opera si è riscontrata una frantumazione interna al fusto maggiore rispetto al previsto (il fusto della colonna appariva già solcato da diffuse micro-fessurazioni in tutta la sua lunghezza). Si è infine reso necessario intervenire sulla superficie a cortina in laterizio del basamento e del pilastro, pulendo e rimuovendo i residui di cemento dovuti ai consolidamenti degli anni ’60. Il monitoraggio della colonna continuerà per due anni da oggi: verranno eseguite misurazioni micro-sismiche ad alta frequenza con attrezzature all’avanguardia, considerata l’attuale fase di rischio sismico. I lavori, eseguiti dal raggruppamento d’imprese vincitore dell’appalto, sono costati oltre 456 mila euro. Con ulteriori finanziamenti sarà avviata la quarta e ultima fase per il completo recupero del Portico d’Ottavia.

Roma portico ottavia