Sciolti i Comuni di Lamezia, Cassano, Isola, Marina di Gioiosa Jonica e Petronà

Scure pesantissima sulla Calabria. Il Cdm ha sciolto ben 5 enti. Il più importante è Lamezia Terme sciolto per l’ennesima volta per infiltrazioni mafiose. Sciolti anche: Cassano allo Jonio, Isola Capo Rizzuto, Marina di Gioiosa Jonica e Petronà. Lamezia è al terzo scioglimento, i precedenti risalgono al 1991 e al 2003. La proposta del ministro Marco Minniti è stata fatta sulla base delle relazioni redatte delle Commissioni d’accesso nominate dai Prefetti di Catanzaro (Lamezia e Petronà), Cosenza (Cassano allo Jonio), Crotone (Isola Capo Rizzuto) e Reggio Calabria (Marina di Gioiosa Jonica).

Il Comune più importante è Lamezia Terme che vanta più di 70 mila abitanti ed è la terza città per popolazione della Calabria. L’accesso antimafia nel Comune, che ha portato allo scioglimento, era stato disposto dal prefetto di Catanzaro, Luisa Latella, su delega del Ministro dell’Interno, Marco Minniti, il 9 giugno scorso.

La decisione seguì un’operazione contro la ‘ndrangheta, “Crisalide”, condotta dai Carabinieri e coordinata dalla Dda di Catanzaro contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, che portò a decine di arresti. Nell’inchiesta vennero indagati in stato di libertà, tra gli altri, il vice presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Paladino, poi dimessosi dalla carica, e Pasqualino Ruberto. Quest’ultimo, che fu candidato a sindaco in occasione delle amministrative del 2015, era stato sospeso dalla carica di consigliere comunale dal Prefetto di Catanzaro dopo essere stato arrestato nel febbraio scorso in un’altra operazione della Dda, “Robin Hood”, riguardante il presunto utilizzo illecito dei fondi comunitari destinati alle famiglie bisognose. Fondi che sarebbero stati impiegati, in base all’accusa, per altri scopi, anche con il contributo di presunti affiliati a cosche di ‘ndrangheta lametine. La Giunta comunale che è decaduta in seguito allo scioglimento deciso oggi era guidata da Paolo Mascaro (centrodestra).

Isola Capo Rizzuto era già stato sciolto nel 2003. A Cassano allo Jonio, appena lunedì scorso, era stata consegnata al sindaco, Gianni Papasso, del centrosinistra, una villa confiscata nel 2010 ad un presunto boss della ‘ndrangheta, Vincenzo Forastefano. L’intenzione del sindaco era di realizzare nella villa un centro ‘Dopo di noi’, una struttura in cui accogliere i ragazzi portatori di handicap che restano soli dopo la morte dei genitori.

marco minniti