La Toscana si riforma per ottimizzare le risorse
La Regione Toscana si riforma per ottimizzare le risorse, per gestire le emergenze, per preparasi al futuro o per adeguarsi alle novità normative. Il lavoro della giunta regionale nell’ultima legislatura si è concentrato sullo studio e l’elaborazione di complesse riforme che hanno come obiettivo finale la modernizzazione del sistema Toscana.
Riforma delle Province
“Abbiamo applicato la Del Rio, facendolo insieme ai lavoratori, alle Province e ai Comuni con un grande confronto che vogliamo tenere aperto”. Così l’assessore alle riforme istituzionali Vittorio Bugli dopo l’intervento del presidente di Anci Toscana sui rapporti Comuni- Regione. “Abbiamo chiesto modifiche durante l’iter di approvazione di questa legge fino a quando è stato possibile, ma poi l’abbiamo applicata come si deve. Presto sarà data evidenza pubblica del lavoro fatto, presentandone i numeri. Ma che mi siano portate a esempio Regioni che non hanno applicato la legge nazionale non è corretto: chi amministra deve applicare seriamente le leggi”. Bugli ha riepilogato a grandi numeri la vastità della riorganizzazione che si è resa necessaria dopo la riforma delle Province: sono 1016 i dipendenti migrati dai ruoli provinciali a quelli regionali, 42 persone sono passate alla Regione dalle Unioni di Comuni. Altri 213 dipendenti si sono spostati dalle Province ai Comuni e alle Unioni di Comuni. Sono inoltre stati fatti accordi per la Polizia provinciale.
“Un tema fondamentale – ha aggiunto l’assessore – è stato per la Regione anche quello di non allontanarsi dal territorio nel gestire le funzioni che si è ripresa e che ha ottimizzato. Ecco perché nel PRS sono state proposte le Aree omogenee, una ventina, zone scelte sulla base di studi Irpet che si sono concentrati su dove i cittadini realmente vivono, lavorano, studiano, si curano. E’ in queste zone che la Regione ogni giorno vorrebbe essere presente con un ufficio e un responsabile che possa parlare con associazioni di categoria, imprenditori, sindaci, confrontandosi anche con il territorio. E possono essere anche le zone – ha proseguito – dove i Comuni, riuniti in assemblea, contribuiscono con la Regione alle politiche nei vari settori. E le zone nelle quali i Comuni operano con azioni sovracomunali: piani strutturali di area, fusioni, unioni e altro”. “Adesso dobbiamo provvedere a far funzionare tutto questo sistema – ha concluso Bugli – per evitare che la situazione rimanga ibrida. Il ruolo dei Comuni in questa riorganizzazione è importantissimo e credo che lo potranno svolgere al meglio pensando, programmando e agendo insieme. Va da sé che tutto questo percorso necessita di un contesto di rispetto e correttezza reciproci” .
Riforma Erp
“La riforma del sistema di gestione dell’edilizia popolare in Toscana nasce per riorganizzare una realtà che presentava criticità e disparità evidenti, oltre che per ottimizzare le risorse, con un risparmio stimato, che a regime potrà arrivare fino a 6 milioni di euro, permettendo maggiori investimenti, con la realizzazione di più alloggi e più interventi di manutenzione”. “La proposta di legge presentata dalla Giunta – dice l’assessore ai trasporti Vincenzo Ceccarelli – è frutto di un lungo lavoro al quale anche Anci ha partecipato. Dopo l’approvazione la Pdl è stata trasmessa al Consiglio per il lavoro delle Commissioni e dell’aula, ma da parte nostra c’è piena disponibilità ad un ulteriore confronto con i rappresentanti dei Comuni. Ricordo, a dimostrazione della nostra buona volontà, che la scelta di passare da 11 soggetti gestori a tre, invece che ad un gestore unico, è stata fatta anche in conseguenza del confronto con Anci, come testimoniato anche dal documento che l’associazione dei comuni ci ha ufficialmente inviato”.
L’assessore ha ricordato che la riforma ridefinisce gli ambiti ottimali (Lode) e li riduce dagli attuali 11 a 3, coincidenti con le aree socio-sanitarie. “Tutto questo – ha detto – non allontanerà i servizi dall’utenza, tanto che abbiamo stabilito che non venga ridotto il numero di sportelli al pubblico, ma al contrario abbiamo previsto che possano essere aperti altri sportelli dove necessario”. ” Il ruolo dei Comuni, non solo non viene sminuito, bensì valorizzato, grazie alla maggiore elasticità e ai maggiori poteri concessi, sia per quanto riguarda i controlli sul possesso e la permanenza dei requisiti di accesso agli alloggi, sia per la gestione di emergenze e peculiarità. I Comuni, ad esempio, potranno assegnare fino al 40% degli alloggi con bandi e graduatorie speciali, uno strumento che fino ad oggi non era a disposizione. E non dimentichiamo che i piccoli Comuni, che ad oggi avevano poco peso specifico, saranno meglio rappresentati dato che esprimeranno almeno 1 su 5 componenti dell’Assemblea di ciascun nuovo Lode”.
La Giunta regionale non diminuirà il proprio impegno sul fronte dell’edilizia popolare. Sono stati confermati 100 milioni di investimenti in 3 anni ed a tal proposito l’assessore ha precisato che: “la riforma sana anche una criticità che avrebbe reso impossibile investire queste risorse dato che solo 3 o 4 tra le 11 attuali società toscane che gestiscono il patrimonio Erp hanno le caratteristiche per essere riconosciute come stazioni appaltanti”.
Ceccarelli, che tra le sue deleghe ha anche quella ai trasporti ed alle infrastrutture, si è inoltre soffermato anche sulla riforma del tpl su gomma, pesantemente rallentata da ricorsi promossi negli anni dalle aziende che attualmente gestiscono il servizio. “Giusto che ognuno faccia valere i suoi diritti – ha detto – ma non si può attribuire alla Regione la responsabilità dello stallo in cui si trova la gara, che per il momento è stata validata da ogni emessa dalla giustizia amministrativa, anche in considerazione del fatto che le aziende che promuovono i ricorsi sono per lo più di proprietà dei comuni. Ciò detto, ricordo che la Regione ogni anno aggiunge alla risorse trasferite dal Ministero per il tpl altri 110 milioni dal proprio bilancio, oltre ad aver cofinanziato con 50 milioni gli investimenti delle aziende per l’acquisto di nuovi bus”.
Riforma Ato rifiuti
Anche l’Auto Unico Rifiuti è una prospettiva sulla quale esiste già un lungo lavoro di condivisione a livello locale. Lo stesso Consiglio Regionale ha recentemente approvato a larga maggioranza una risoluzione presentata dal Pd in materia di gestione dei rifiuti nell’ambito della transizione della Toscana verso l’economia circolare, che indica un rafforzamento delle politiche regionali in vista dell’aggiornamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati (PRB). “L’Ato Unico servirà a rendere funzionale un sistema – ha spiegato l’assessore Federica Fratoni – Con Anci c’è un ragionamento aperto E’ un percorso partecipativo che stiamo affrontando insieme ai Comuni perché il documento preliminare licenziato dal Consiglio risale al dicembre scorso e da allora molte sono state le occasioni di incontro. Credo che questa tematica però sia diventata terreno di propaganda politica – ha osservato – , e non dovrebbe essere così, perché la costituzione dell’Ato unico rifiuti è una riforma necessaria per efficientare il sistema. Vorrei chiedere al presidente e sindaco Biffoni e a tutti i sindaci se oggi si ritengono soddisfatti del funzionamento degli attuali tre ambiti. Come assessore devo sottolinearne le molte criticità”.
A supporto, Fratoni ha portato gli esempi: quello della vicenda di Sei Toscana, dove le verifiche sono state portate avanti non dall’Ato, come avrebbe dovuto essere, ma dall’osservatorio, strumento previsto dalla legge regionale. E l’altro, il caso di Ato Costa impegnato da anni senza risultati nella ricerca di un socio privato, ancora senza gestore e per questo la Regione con ogni probabilità dovrà procedere con le comunicazioni di legge ai prefetti competenti perché la gara non è bandita. “L’Ato unico ha anche un’altra funzionalità – ha concluso – tenere distinte le funzioni della Regione che pianifica e oggi autorizza gli impianti, da quelle di gestione del servizio e di governo dei flussi. Comprende infatti la costituzione di sub-ambiti, per ottimizzare l’organizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti. Tutto questo garantisce trasparenza, ogni attore di questo processo deve essere operativo, efficace e efficiente”. A questo proposito assessore ha ricordato anche il lavoro positivo svolto da AIT grazie al quale “se la Toscana ha retto all’emergenza idrica – ha ricordato – è perché nel 2012 ha messo in campo 40 milioni di investimenti grazie all’opera di AIT e oggi ci proponiamo con quella stessa modalità per un piano di contrasto alla siccità”.
Riforma forestale
“L’attacco alla Regione sulla futura riforma della forestazione è del tutto strumentale e fuori luogo – ha detto infine l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi – soprattutto alla luce del stretta collaborazione in corso tra Regione e Anci avviato già dall’inizio della legislatura e rafforzato con i recenti ‘Stati generali della montagna’. I lavori sono in corso, le proposte stanno nascendo adesso. L’unica cosa certa è che la Toscana è la Regione più boscata d’Italia e per la gestione di questo patrimonio forestale è necessario definire una politica forestale basata su una gestione attiva e sostenibile che si attua attraverso il presidio del territorio. In particolare è possibile realizzarla tramite i piani forestali di indirizzo territoriale, previsti anche dalla nuova proposta di legge nazionale sul settore forestale, veri e propri strumenti di pianificazione volti anche alla prevenzione degli eventi calamitosi quali incendi boschivi, alluvioni, rischio idrogeologico ecc.”
“Agli enti locali – continua Remaschi – ogni anno diamo 24 milioni di euro, che dovrebbero essere spesi unicamente per la forestazione mentre questo spesso non accade, anzi, ad inizio legislatura siamo anche stati accusati di ‘affamare’ le famiglie degli operai forestali mentre da parte nostra le risorse per questo settore ci sono sempre state”. Il patrimonio agricolo forestale regionale è costituito da 110.000 ettari di foreste ed aree boscate, e rappresenta solo il 10% della superficie forestale regionale, pari a circa 1.100.000 ettari. Di conseguenza la forestazione deve garantire tutte le attività di gestione del territorio, di prevenzione e lotta agli incendi boschivi oltre alle circa 7000 istanze l’anno che riguardano il vincolo idrogeologico. E’ necessario che la Regione Toscana assuma un ruolo, oltre che di programmazione, anche di coordinamento della forestazione e possa agire tramite le comunità locali mantenendo comunque un ruolo importante nella pianificazione forestale del territorio, tramite l’ottimizzazione delle spese e allo stesso tempo garantendo il necessario turn over del personale. Da tempo è stato costituito un tavolo di lavoro regionale al quale partecipano attivamente anche Anci e le organizzazioni sindacali, il cui mandato è quello di analizzare la situazione e formulare proposte per una migliore gestione della forestazione. Al momento attuale non sono ancora state elaborate ipotesi concrete di riforma, ma i dati a disposizione dimostrano che è necessaria una rivisitazione del sistema, con un maggior coordinamento delle politiche attive forestali.