Dalla balestra medievale a quella professionale: storia e funzionamento

Balestra professionaleBalestra e arco: un cenno storico

La storiografia medievale ci informa della maggior diffusione nel nostro Paese nei primi secoli del secondo millennio della balestra rispetto all’arco. I motivi sono perlopiù di ordine politico organizzativo. In Italia, infatti, non esistevano eserciti di dimensioni notevoli (come quelli inglesi o francesi, ad esempio) e tali da consentire una diversificazione ed articolazione dei reparti. I principati e i potentati inoltre, combattevano prevalentemente guerre difensive e di assedio, dove la versatilità della balestra andava a discapito dell’arco. La diffusione delle balestre in tutta l’Italia centro settentrionale si deve all’esercito di mercenari dei “balestrieri genovesi” e all’influenza della città marinara di Pisa, il cui potere politico, economico e militare durante i secoli XII e XIV (il periodo di più frequente utilizzo in guerra di queste armi) era nettamente superiore a quello di altri centri medievali.

L’importanza delle balestre nello studio dei materiali e della fisica

Le balestre sono sottoposte a sollecitazioni estreme e quindi il loro sviluppo è stato reso possibile grazie a studio, ricerca e sperimentazione continui dei materiali per la loro realizzazione. Ma anche una materia fondamentale come l’aerodinamica (per analizzare e prevedere il tragitto delle frecce e quindi il raggiungimento dell’obbiettivo) ha ricevuto un impulso grazie all’utilizzo delle balestre.

Elementi della balestra

La balestra è un’arma da tiro costituita da un fusto, chiamato teniere ad una estremità del quale è fissato un arco. Per l’azionamento della balestra si tendeva la corda dell’arco (la cosiddetta corda maestra) fino a fissarla su un intaglio praticato nel disco inserito al centro del teniere (tale cilindro di ottone opportunamente intagliato a raffio, prende il nome di “noce”). Il dardo veniva appoggiato al fusto e tramite la chiave (una leva di sgancio posta nella parte inferiore del teniere) si agiva sulla noce: questa azione liberava la corda, che distendendosi lanciava il dardo imprimendogli velocità. La corda in origine era fatta di tante spire di canapa, poi raccolte in un unico fascio. Il teniere delle balestre era per lo più in corno di cervo o in bronzo: questo ha consentito ad alcuni esemplari di armi del XIII o XIV secolo di arrivare in buone condizioni ai giorni nostri. La struttura portante degli archi invece era realizzata totalmente in legno (ed era quindi soggetta ad usura frequente).

Quanti tipi di balestra?

In origine le balestre venivano suddivise in diverse categorie:

  • Manesche: erano le più piccole, misuravano circa 20 – 25 cm, erano finemente decorate e venivano utilizzate per difesa personale
  • Da braccio: pesavano al massimo 25 kg (80 libbre); venivano impiegate dai cacciatori o, nel caso di battaglie e duelli, dai soldati a cavallo
  • Da gamba o da streva: il loro impiego era legato prevalentemente al combattimento campale; si ricaricavano facilmente grazie all’impiego di leve o carrucole, sia mobili, sia fissati al teniere e sviluppavano forza fino a 100 libbre. Generalmente il soldato che le utilizzava era protetto da un Pavesario, uno scudo che veniva infisso al terreno per consentire al balestriere di ripararsi durante la fase di ricarica e su cui poggiava l’arma in fase di mira
  • Da posta o da banco: erano quelle dalle dimensioni maggiori e venivano posizionate sulle mura a difesa di castelli e fortificazioni o sulle navi. Pesavano dai 18 kg ai 25 kg e si potevano caricare solo con l’uso di un cricco. Riuscivano a sviluppare una potenza in uscita pari a 120 libbre (circa 45 kg)

La balestra professionale oggi

Una balestra professionale oggi ha un peso variabile tra i 12 kg e i 18 kg e l’arco viene teso con l’utilizzo di un apposito martinetto, che consente di applicare una forza di 500 – 600 kg. Viene caricata con i bolzoni, ovvero delle tozze frecce con ampia impennatura o con delle verrette. Rispetto all’arco tradizionale vanta una maggiore efficacia dovuta in particolare a:

  • Un puntamento preciso: colpiscono senza errore infatti un bersaglio di 10 cm di diametro a 50 metri di distanza
  • Gittata molto lunga: le verrette odierne arrivano anche a 300 metri di distanza e vengono scoccate ad una velocità iniziale di 150 metri al secondo
  • Eccezionale potere di penetrazione dei bolzoni