Storie d’altri tempi

Storie d’altri tempi Di Vincenzo Calafiore 4 Maggio 2017 Udine La domenica venivamo svegliati dal profumo proveniente dalla cucina, casa nostra era piccola, e quel profumo di sugo invadeva presto le due stanze da letto, il piccolo soggiorno ove ci si riuniva per fare colazione ogni mattino. Era finalmente domenica! E finalmente si poteva mangiare qualcosa di molto buono, un sugo speciale e la pasta fatta in casa. Oggi ripensando a quelle “domeniche” sento il cuore in gola, quell’aria di festa che cominciava dal mattino con lo scampanio di campane lontane e quella voglia di stare assieme, uscire e incontrarsi con gli amici o semplicemente andare al mare e mangiare sulla spiaggia… non esistono più, al massimo ci si dovrà vestire e andare in qualche centro commerciale infilandosi in un girone infernale di chiasso e di code. Mia madre si alzava molto presto, il più delle volte mi alzavo anch’io ad aiutarla anche perché poi mi dava un pezzo di pane con un po’ del sugo che stava cucinando, ma anche per stare con lei e parlavamo tanto. C’era la domenica nell’aria già dal venerdì e le partite allo stadio, la mitica Domenica Sportiva ascoltata alla radio per seguire la squadra di calcio del cuore. Con i miei amici andavamo al mare. Era un sognare continuo e pensavo che la mia lunga estate non avesse mai fine; la mia estate delle lunghe camminate in riva al mare in cerca di conchiglie, fermandomi anche a guardare il mare seduto sulla battigia. Immaginavano allora coi miei occhi da bambino che al di là della linea scura ci fossero altre terre e altra gente e chissà come potevano essere; intanto passavano i Ferry-Boat che facevano la spola tra la mia città e Messina, li seguivo fino a vederli sparire all’orizzonte. Ricordo quella volta, forse fu la prima volta che salivo a bordo di una di quei navi traghetto, si chiamava “ Reggio “ . Una volta a bordo andammo a sederci sulle poltrone del bar ove si potevano gustare i più buoni arancini, meglio di quelli di Messina che di Reggio; quando li cucinavano il profumo invadeva tutto il Ferry-Boat e allora i viaggiatori del treno imbarcato scendevano per andarli a comprare e gustarli poi nei scompartimenti. Al rientro da Messina dopo che era stato comprato il sale e fatto acquisti alla Upim, giocavo con un vaporetto di plastica che mio nonno mi regalò; a quei tempi esisteva il contrabbando del sale e dei carburanti tra la Sicilia e la Calabria… ma questa è un’altra storia! Oggi a fatica cerco di orientarmi su queste strade di tanti incroci e di semafori, troppi cartelli che indicano direzioni del nulla e mi ritrovo a rimpiangere il mio rione con le strade in pietra tutte in discesa e noi che si aspettava la pioggia per far navigare barchette di carta che volavano verso un orizzonte a ridosso di un marciapiede dove altri bambini giocavano con delle monetine lanciate su una linea da non superare!