Santa Cecilia, la nuova stagione

Beethoven con Fidelio e i concerti per piano e orchestra 3, 4 e 5; Bach con la Passione secondo Giovanni; Cecilia Bartoli che canta Mozart; contemporanea a dosi significative, con novità assolute. E poi Schubert, Mahler, Brahms, star della bacchetta (Pappano, Temirkanov, Koopman…) e direttori giovani. E nella cameristica un panorama a 360 gradi da Palestrina al moderno e oltre, con un’invidiabile rosa di solisti. Santa Cecilia – come l’Opera, l’altra grande istituzione musicale cittadina – continua a sfornare stagioni sontuose in tempi magri. Questa nuova del 2016-2017, presentata all’Auditorium, non fa eccezione.

In arrivo, tra l’altro, una piccola rivoluzione sul terreno pratico: i concerti sinfonici non più sabato-lunedì-martedì ma giovedì-venerdì-sabato; e quelli da camera prevalentemente il lunedì e il mercoledì e non più nel fine settimana.

Molto delle nuove stagioni è, assai sanamente, nello spirito del “discorso che prosegue”. Così per Beethoven: dopo il ciclo delle Nove Sinfonie nella tornata precedente, ora i più importanti concerti per piano e il Fidelio (con cui esordisce la stagione il 20 ottobre). Così anche per Bach: come per Beethoven, sir Antonio Pappano continua a svolgere il filo e dopo Magnificat, Messa in si minore e Passione secondo Matteo stavolta affronta l’altra Passione, quella secondo Giovanni. Così per la prosecuzione dell’omaggio di Daniele Gatti a Schumann.

Così pure per l’accoglienza riservata al nuovo: musica nuova (la prima italiana di Senza sanguedi Peter Eötvös; la prima assoluta, ad aprile, di Caprice Romain op. 72 n. 3 di Richard Dubugnon…) e nuove generazioni di direttori e interpreti (per i primi: il venezuelano Rafael Payare che viene dalle fila di El Sistema di Josè Antonio Abreu, il ceco Jakub Hruša, lo spagnolo Gustavo Gimeno; per i secondi una legione di pianisti emergenti: il berlinese Martin Helmchen, poi a febbraio Seon-Jin Cho e quindi il francese Bertrand Chamayou e il bulgaro Evgeni Božanov; e, tra gli altri strumentisti, un autentico fenomeno come il ventitreenne percussionista Simone Rubino).

Caleidoscopico il programma da camera. Si va dal più disincarnato Palestrina (la Missa Papae Marcelli con il Coro della Sistina) alle sinfonie di Haydn (concerto inaugurale del 26 ottobre e poi ancora a marzo, in un mini-ciclo con l’Orchestra da Camera di Basilea), dai quartetti di Mozart a quelli di Mahler e Fauré, da Händel con l’Accademia Barocca di Santa Cecilia a Débussy… Anche qui una rosa di solisti di tutto rispetto tra mostri sacri e giovani già in carriera inoltrata. Citiamo solo qualche nome in campo pianistico: Aleksander Lonquich, Murray Perahia, Daniel Barenboin, Evgenij Kissin, Grigorij Sokolov, Hélène Grimaud, Beatrice Rana, Mitsuko Uchida.

A latere, le matinée della domenica con le compagini ceciliane che suonano precedute da introduzioni all’ascolto. Quest’anno non c’è solo sinfonica ma anche cameristica e musica corale.