Genova, sicurezza urbana più di 300 telecamere in città

area videosorvegliata GenovaUn impianto di videosorveglianza ogni 2 mila abitanti. Dati sensibili trattati nel rispetto della privacy. Servono a prevenire gli illeciti e in funzione anti-terrorismo. Obbligatorio posizionare un cartello prima di un’area sotto controllo video. L’assessore Fiorini: strumento indispensabile per integrare il presidio sul territorio da parte delle Forze dell’Ordine, soprattutto nella prevenzione dei reati e nell’individuazione dei pirati della strada.

Da alcuni anni fanno ormai parte, come le panchine, i lampioni e i giardini, dell’arredo urbano. Sono le telecamere della video sorveglianza, strumento indispensabile per la sicurezza individuale, la tutela del territorio e il contrasto alla criminalità. Una presenza discreta di cui ci accorgiamo raramente. Eppure, negli ultimi anni, sono aumentate in modo esponenziale. Oltre a prevenire i crimini servono anche a impedire l’abbandono dei rifiuti pericolosi, monitorare il livello dei torrenti e gestire il traffico. Ma quante sono le telecamere di sorveglianza del Comune di Genova? In tutto la Polizia Municipale dispone di 299 apparati video così suddivisi: 38 per gestire il traffico, 248 per la sicurezza del territorio e 13 per controllare il livello dei torrenti. Sono distribuite in tutta la città, con una leggera prevalenza per il Municipio Centro Est con 99 impianti video, segue il Centro Ovest con 63 e, a seguire, 29 al Ponente, 21 alla Valpolcevera, 17 al Levante, 12 telecamere per Medio Levante e Media Valbisagno, infine Bassa Valbisagno e Medio Ponente con 10 sistemi di video sorveglianza a testa. I prossimi impianti verranno installati in via Geminiano, Calata Vignoso e Corso Perrone. Grande l’impegno dell’Amministrazione per la salvaguardia dei parchi e dei giardini pubblici. A Villetta Dinegro sono in funzione 23 telecamere, 5 a Villa scassi, 5 anche nei Giardini Maona, Villa Duchessa di Galliera ne ha 4 e Villa Pallavicini 3. Tra le strade più sorvegliate troviamo via Prè (6), via Sampierdarena (5), via XX Settembre (3), via Cantore (5), via Ballaydier (5), via Rolando (5), via Daste (5) e via Buranello (3). I 261 sottosistemi di videosorveglianza “Città Sicura” del Comune di Genova sono in collegamento permanente con la Questura di Genova. Le immagini vengono conservate per un minimo di 72 ore. Dal settembre scorso le Forze dell’Ordine hanno avanzato 194 richieste di filmati. “Le telecamere installate dalla Civica Amministrazione – precisa l’assessore alla Legalità e ai Diritti Elena Fiorini – hanno una buona funzionalità e vanno a integrare il presidio sul territorio delle Forze dell’Ordine. Ma non pensiamo che, da sole, possano risolvere il problema della sicurezza. Sono tuttavia importanti. Una elevatissima percentuale di sinistri stradali, soprattutto quelli con omissione di soccorso, vengono ricostruiti grazie all’esistenza delle telecamere”. L’introduzione delle telecamere nella nostra città è avvenuta per fasi successive e aggiustamenti in corso d’opera. Nel 2010 erano solo 30, munite di pannelli fotovoltaici, che si sono poi rivelati, a causa della tramontana e della pioggia battente, inadeguati. Si è passato quindi a modelli più “robusti” di nuova generazione con tecnologia wireless. Il circuito video del Comune di Genova, dunque, si evolve e si perfeziona negli anni con nuovi bandi, progetti POR, finanziamenti di privati previo accordo con il Comune, progetti specifici.  Oggi, come detto, le telecamere sono più di 300, una ogni 2.000 abitanti, a cui vanno aggiunte le centinaia di telecamere di Enti (Porto Antico, Aeroporto, Autorità Portuale, ZTL, ecc.) e privati. “Il nostro servizio di telecamere – prosegue l’assessore – gestito dalla Polizia Municipale, è particolarmente utile alle Forze dell’Ordine che ci hanno già formulato quasi 200 richieste di filmati video. A loro è riservato l’uso delle registrazioni video”. Gli obblighi che la legge sulla Privacy impone alle Amministrazioni sono numerosi e riguardano, l’informazione, il trattamento dei dati e la conservazione degli stessi. Prima di entrar nel raggio d’azione di un “occhio elettronico”, ad esempio, va collocato un cartello informativo, scritto in sei lingue, che segnala la presenza dell’apparato ed individua il titolare del trattamento delle immagini. Quando si parla di videosorveglianza entrano in gioco due interessi contrapposti: da un lato al sicurezza, dall’altro la riservatezza. “Esiste una disciplina molto rigorosa sull’utilizzo delle telecamere e su chi può accedere alle loro registrazioni – conclude Fiorini. La norma salvaguarda la domanda di maggiore sicurezza dei cittadini, senza trascurare il diritto al rispetto della privacy. Due interessi che la legge tutela con grande equilibrio”.