Roma, settantenne pretende sesso estremo dalla sua dipendente

Una brutta pagina di abusi su una donna. Una romana quarantenne, spinta dal bisogno di lavorare per far crescere suo figlio, ha provato a sopportare le pesanti violenze psicologiche, e non solo, a cui la sottoponeva il suo datore di lavoro da più di un anno. Alla fine del 2014, poco tempo dopo aver iniziato un nuovo lavoro in un esercizio commerciale nella periferia est, il titolare dell’impresa, con varie scuse, faceva in modo di far arrivare al lavoro la sua “vittima” prima degli altri dipendenti ed approfittava di quei momenti per porre alla donna delle domande sulla sua vita sessuale. L’uomo ha iniziato a chiedere alla dipendente di aiutarlo in pratiche di “sesso estremo”. Al rifiuto della stessa l’uomo compiva da solo la pratica sessuale nella stanza vicina, così da costringerla a sentire quello che stava facendo, ponendola quindi in una grave situazione di disagio.

Un mese fa l’uomo di 72 anni è passato dalla violenza psicologica a quella fisica. All’ennesimo rifiuto di essere aiutato nella sodomizzazione ha chiuso la donna in uno stanzino e, quando la donna si è messa ad urlare, l’ha colpita al petto con un mattarello minacciando di uccidere lei e suo figlio. La donna, subito dopo essere uscita dal magazzino dove era stata rinchiusa, si è rivolta alla Polizia.

Le indagini, condotte dagli investigatori del commissariato San Basilio, diretto dal dottor Massimiliano Maset, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza che hanno portato all’emissione da parte del Tribunale di Roma di una misura cautelare -arresti domiciliari- nei confronti dell’uomo. Misura che è stata eseguita dagli stessi agenti del commissariato San Basilio.

Gli investigatori stanno ora scavando nel recente passato dell’attività gestita dal settantenne. L’ipotesi è che le violenze sopra descritte non siano un caso isolato e che dietro al continuo “ricambio” di personale femminile nell’azienda si nascondano altri casi di violenze psicologiche.