Potenza, parametri di valutazione offensivi nei confronti del personale regionale

“Il precedente comunicato del 7 ottobre 2015 – nel quale, tra l’altro, già si prospettava l’imminente rinnovo delle PAP, delle PO e delle POS, su criteri del tutto arbitrari e discrezionali, da parte dei dirigenti generali e di ufficio, nell’assegnazione di tali incarichi – ha anticipato solo di qualche giorno l’emanazione di una proposta di apposita disciplina, che persiste nel confermare e riaffermare parametri di valutazione “offensivi” nei confronti del personale regionale”. Lo dichiarano in una nota, Francesco Castelgrande, coordinatore regionale dell’Usb, e Paolo Baffari, Rsu.

‘Il Dirigente generale e il Dirigente dell’Ufficio interessato effettuano la valutazione delle istanze integrando, ove ritenuto necessario al fine di acquisire ulteriori elementi informativi non desumibili dalle stesse, gli elementi di giudizio attraverso un colloquio con il candidato’, – proseguono – e quanto stabilito nell’Allegato alla disciplina, cioè la tabella dei punteggi.

Quest’ultima viene modulata attribuendo 50 punti su 100 secondo criteri oggettivi, desumibili dal curriculum professionale, mentre i rimanenti 50 punti vengono consegnati alla “Valutazione del Dirigente generale e del Dirigente” dell’Ufficio interessato, sui seguenti elementi:

– curriculum (valutabile laddove contiene elementi che non sono stati valutati tra i titoli es. secondo titolo di studio, corsi di formazione di durata inferiore alle 80 ore, ed altro) Max 25 punti

– idoneità allo svolgimento dell’incarico capacità organizzative, direzionali, relazionali e professionali Max 25 punti.

L’assoluta genericità e discrezionalità di tale criterio di valutazione, in assenza di indicatori e parametri, oggettivamente riscontrabili, – sostengono Castelgrande e Baffari – conferisce una palese illegittimità al regolamento proposto.

Pertanto l’USB ribadisce ancora una volta che non intende in alcun modo accettare e/o sottoscrivere criteri di valutazione illegittimi, quali quelli proposti, che, oltre a consegnare nelle mani dei Dirigenti Generali e quindi della politica un potere discrezionale e clientelare inaccettabile,

offendendo la dignità, l’intelligenza, la professionalità e le competenze del personale interno, delegittimano l’autonomia amministrativa e tecnica dei dirigenti e dei funzionari degli uffici, rispetto a scelte e decisioni che attengono solo al bene comune e all’interesse pubblico e non alle lobbies e agli interessi di parte”.