La chiesa della Madonna della Romania nella frazione di Motta Filocastro riapre al culto

Chiesa Motta“È un momento straordinario e commovente che non può richiamare alla memoria ciò che l’ha preceduto: ho davanti ai miei occhi mastro Giuseppe e don Mario Miserino”. Le parole del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, hanno avuto la forza di restituire e sciogliere il pathos. Sono state pronunciate nell’omelia durante la Santa messa officiata per la riapertura al culto della Chiesa della Madonna di Romania di Motta Filocastro. Un tempo contrassegnato da due eventi che hanno assunto il valore del sacrificio. Un’attesa che si è protratta dalla fine del dicembre del 2012, e che si è conclusa lunedì pomeriggio, in cui tutta la comunità si è ritrovata e si è riconosciuta in una celebrazione carica di commozione. Un tempo che è diventato memoria, sacrificio e comunione, come dono eucaristico di Cristo. Lo ha ricordato il parroco don Antonio Loiacono, nel discorso di ringraziamento con cui ha voluto aprire la celebrazione: “Riabbiamo di nuovo questa chiesa restaurata, bella e splendente. Dobbiamo essere comunità che crede, che ama, che spera, che sa vedere Gesù nei poveri e negli emarginati”. Don Antonio ha poi ringraziato per primo il suo vescovo, per il particolare impegno e amore profuso, e tutti coloro che hanno contribuito affinché la chiesa ritornasse a risplendere, ricordando il sacrificio di Giuseppe Martorana (morto a seguito della caduta l’11 novembre del 2013, mentre smontava le impalcature per procedere agli interventi della parte inferiore della chiesa), ma anche don Mario Miserino (scomparso il 23 febbraio del 2014, dopo un incidente nella chiesa di Mandaradoni), “che hanno avuto a cuore il restauro”; inoltre ha ringraziato la comunità di Motta per la pazienza, la ditta “Cooper Poro Edile” che ha eseguito i lavori, con il suo presidente Antonio Pata, e Domenico Fuoco (commissario al Comune di Limbadi, presente alla celebrazioine) che, grazie al suo impegno, sono potuti riprendere i lavori, dopo il sequestro da parte della Procura di Vibo. Ma il tempo della memoria è intriso anche di speranza e di spiritualità, come ha ribadito mons. Renzo e la chiesa ritornata ai suoi antichi splendori, ne esprime questa ispirazione e vocazione, soprattutto come luogo dove si manifesta la sacralità, “segno di una presenza, di una vita vissuta guardando in alto, di Dio che opera in mezzo alla comunità”, e citando i due personaggi delle letture (Neemia ed Esdra, i due principali personaggi della restaurazione della comunità giudaica dopo l’esilio babilonese) ha infine messo in luce che le “autorità religiose e civili si ritrovano insieme per ripartire attraverso la legge di Dio, i comandamenti”. Tra le autorità civili il sindaco dell’Amministrazione comunale di Limbadi Giuseppe Morello; intervenendo alla fine della messa, si è sentito “colpito dalla fede che la comunità esprime” e ha ringraziato il vescovo con “umiltà e trasporto”, e a nome di tutta l’Amministrazione, ha preso solenne impegno per rispondere ai bisogni della comunità in ogni momento. Infine, è intervenuto anche il direttore dei lavori di restauro, l’arch. Vincenzo Carone, spiegando che si è trattato di un restauro molto complesso perché la struttura dell’edificio è fuori squadro, “ma siamo di fronte ad una chiesa tra le belle e più interessanti di tutta la diocesi”, per l’importanza storica che l’edificio assume sotto il profilo religioso e artistico. Ha fatto riferimento in particolare all’arco che è venuto fuori e alle cripte, coperte da pietre tombali – dove probabilmente sono sepolti i componenti delle famiglie nobiliari che hanno abitato il borgo – che dimostrano come la prima edificazione ha origini normanne, come la storia del borgo dopo che il conte Ruggero d’Altavilla aveva deciso di costruire un castello nell’XI secolo, mentre l’attuale conformazione risale ai primi decenni del Seicento (1628).