Milano, al via la chiusura del campo nomadi di via Idro dopo 26 anni

Chiude il campo nomadi di via Idro presente sul territorio comunale dal 1989. La Giunta di Palazzo Marino ha approvato la delibera che ne stabilisce la chiusura, in una logica di superamento del campo – che non costituisce una soluzione dignitosa per la vita di donne, uomini, bambini – e di riqualificazione dell’area, che presenta notevoli complessità sotto il profilo del rischio idrogeologico, delle condizioni igienico-sanitarie e della sicurezza urbana. Si tratta di un nuovo provvedimento di chiusura deciso dall’Amministrazione comunale, che ha già chiuso il campo nomadi di via Novara nel luglio 2014 e il campo nomadi di via Martirano nell’ottobre 2014.

“Abbiamo mantenuto l’impegno di far partire entro l’estate l’iter per la chiusura di via Idro, per arrivare al suo completo smantellamento entro l’anno – hanno spiegato gli assessori Pierfrancesco Majorino (Politiche sociali) e Marco Granelli (Sicurezza e Coesione sociale) -. È un provvedimento particolarmente significativo a distanza di 26 anni dall’apertura del campo, segno di una scelta che quest’amministrazione ha posto nelle Linee guida Rom Sinti e Caminanti, individuando la necessità di integrare le famiglie nel contesto della città e non riservare a loro luoghi marginali e chiusi, che in questi anni si sono dimostrati non adeguati all’obiettivo di una piena integrazione e, anzi, hanno creato situazioni critiche dal punto di vista della sicurezza urbana e del degrado”.

“Alle persone presenti nel campo verranno fatte proposte alternative per l’inserimento sociale e lavorativo in attuazione delle Linee guida Rom Sinti e Caminanti e secondo le regole valide per tutti i milanesi, quindi senza canali preferenziali – hanno precisato gli assessori Majorino e Granelli -. Inoltre, seguiremo con particolare attenzione il tema della continuità scolastica dei bambini”.

Attualmente si trovano in via Idro 25 nuclei familiari autorizzati, per un totale di 97 persone di cui 41 minori.

L’insediamento è collocato in un’area a ridosso del fiume Lambro, che l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (Aipo) annovera tra quelle ad elevato rischio esondazione, rendendo necessaria la messa in sicurezza. Il campo, inoltre, presenta una serie di criticità dal punto di vista igienico-sanitario: tra i rischi per la salute l’Asl ha segnalato, in particolare, quelli infettivi derivanti dallo smaltimento dei reflui organici, data la mancanza di allacciamento alla rete fognaria milanese, quelli di elettrofolgorazione e incendio causati dalle manomissioni all’impianto elettrico. La Polizia locale e la Questura di Milano hanno evidenziato poi un accentuato attrito tra alcune famiglie residenti nel campo, con situazioni di criticità sotto il profilo della legalità, della sicurezza urbana, dell’incolumità pubblica.

Le famiglie riceveranno nei prossimi giorni una comunicazione ufficiale che darà a loro un tempo entro cui individuare soluzioni alternative, e indicazioni degli uffici dell’Amministrazione comunale cui rivolgersi per essere accompagnati nell’individuazione di adeguate soluzioni. In ogni caso, sono messi a loro disposizione i Centri di emergenza sociale e di autonomia abitativa che l’Amministrazione gestisce per accogliere temporaneamente le persone in emergenza abitativa a seguito di sgomberi di aree abbandonate e di case popolari occupate abusivamente. Inizia quindi per queste famiglie un vero percorso di integrazione, concludendo un’esperienza che ha evidenziato tutti i limiti del modello campo, con cui fino ad oggi le Amministrazioni precedenti avevano gestito il tema nomadi.