Milano, Manifatture teatrali milanesi nasce sotto un cielo di stelle
La sfera celeste è suddivisa convenzionalmente in 88 costellazioni. Lo scopo delle singole costellazioni è quella di mappare le stelle. Anche Manifatture Teatrali Milanesi ha voluto mappare le sue stelle, gli spettacoli che compongono la prima stagione di un progetto triennale che vede associati il Teatro Litta e Quelli di Grock, riconosciuti come Centro di Produzione secondo il nuovo decreto del Ministero. Le stelle, di quella che è definita la COSTELLAZIONE 15-16, sono 31 spettacoli per un totale di 315 sere da passare insieme. Per guardarle brillare e farci incantare dalla loro luce. Per creare questa mappatura – che è insieme ideale e progettuale – è stato scelto un tracciato composto da alcune parole chiave che individuano il codice luminoso di ogni spettacolo proposto, nel ricco cartellone che si sviluppa concretamente nelle 3 sale teatrali gestite da MTM: lo storico Teatro Litta in corso Magenta, la più piccola sala La Cavallerizza sempre in corso Magenta e la più grande sala del Teatro Leonardo in Piazza Leonardo Da Vinci.
“Questo percorso comune che unisce due teatri rappresenta una forte spinta di sperimentazione che è garanzia di arricchimento culturale per Milano – ha detto Filippo Del Corno, assessore alla Cultura – E rappresenta anche un esempio di ibridazione, importante elemento di novità dell’offerta teatrale milanese. Si tratta, infatti, di un’operazione di sistema che può essere un vero modello che, da un lato, garantisce autonomia identitaria ai teatri e, dall’altro, permette la nascita di una nuova proposta culturale e produttiva, una vera e propria buona pratica della cultura”.
Le parole-chiave della rassegna sono: Gioia – Follia – Ribellione – Avidità – Solidarietà – Invidia – Inganno – Vanità – Gelosia – Panico – Amore – Malinconia – Collera – Paura – Fantasia – Sospetto – Ilarità – Diversità – Curiosità – Scoperta….. attraverso queste parole-chiave si disegna la volta celeste che Manifatture Teatrali vuole offrire al pubblico durante la durata dei dieci mesi di programmazione. Le parole-chiave sintetizzano uno stato, una condizione, isolano un momento, tratteggiano un’emozione, un passaggio, un percorso, esattamente come fanno i dispositivi personali elettronici (conosciuti anche come personal devices) con i quali comunichiamo, ormai tutti, giornalmente, con le persone che ci sono più vicine, e anche quelle che a malapena conosciamo, ma con le quali siamo connessi attraverso le nostre protesi artificiali.
Una costellazione è anche un modo per rimanere idealmente connessi con il mondo che ci circonda, perché lo disegna virtualmente ed emotivamente, lo trasferisce in un immaginario fatto di utopie e sogni, permettendoci di vedere le luci più vicine a noi, ma anche quelle più lontane. Una costellazione ci mette nelle condizioni di assaporare il mistero, un mistero che è cosmico sia in noi che al di fuori di noi stessi. Un mistero al quale possiamo in parte trovare forse spiegazioni scientifiche, ma che difficilmente potremmo spiegare intimamente. Lo stesso vale per il teatro che continua nei millenni a riproporre il suo mistero, per come ci unisce virtualmente e fisicamente, accomunandoci emotivamente in una forma di empatia che diventa rito insieme individuale e sociale.
L’idea di utilizzare delle parole-chiave è anche quella di dare al pubblico la possibilità di poter comporre un proprio personale percorso, una propria personale costellazione, scegliendo fra i vari spettacoli proposti, quelli che più ci incuriosiscono e disegnano il nostro cielo personale. Questo cielo di stelle, fatto di spettacoli che accompagneranno i teatri e il pubblico durante i mesi di lavoro, segna anche l’inizio di un percorso nuovo -quello di MTM- che raccoglie l’eredità di 40 anni di esperienza in un’arte difficile com’è quella del teatro. Un’arte che continua ad attingere energia dalla nostra passione -di noi che lo facciamo da decenni- dal nostro cuore e dal nostro cervello e in ultimo, ma non ultimo, dal nostro costante sacrificio in un’epoca difficile -forse utopistica- per mantenere in vita le stelle in grado di illuminare in parte il cammino di chi ancora si affida al cielo per arricchire la propria vita terrena.
Le stelle fisse. Come alcuni astrologi del ‘500 anche Manifatture Milanesi ha le stelle fisse: Shakespeare, Goldoni, Pirandello, Èechov, Eschilo, Claudel, Brecht, Camus, Musil, Antonioni (Michelangelo, il grande regista italiano di cinema), De Beaumarchais, Topor, Rostand. A queste stelle si aggiungono quelle più mobili, che illuminano la scena contemporanea, attraverso le scritture dell’oggi, i testi che raccontano le vicende di un’epoca come la nostra, inscrivendola in un cielo che parla di noi, che ci illumina comunque e nonostante la nostra distanza o vicinanza al teatro, sia come spettatori che come artisti. Le stelle di questa costellazione sono veramente tante. La stella più lontana è quella che amiamo di più, e che dobbiamo ancora scoprire. Ma è anche la stella che ci spinge a continuare un viaggio che speriamo di poter fare insieme a tantissimi altri compagni.