Taranto, sesso gay per il parroco l’accusatore non è un sacerdote
Avrebbe finto di essere un sacerdote pur non essendolo, secondo quanto riferisce la Curia di Taranto, l’uomo di 32 anni di Rovigo che ha denunciato al Tribunale ecclesiastico di essere stato contattato ripetutamente da un parroco di una chiesa del capoluogo ionico, che gli avrebbe chiesto “sesso on line” e lo avrebbe molestato al punto da costringerlo a ricorrere a psicofarmaci.
Il parroco cinquantenne, al centro dello scandalo dei presunti incontri gay, è stato rimosso dall’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, che ha segnalato la vicenda all’Ordine dei Carmelitani, a cui appartiene il sacerdote, sollecitando l’adozione di sanzioni. Lo stesso Ordine potrà emettere nei confronti del sacerdote un decreto di sospensione “a divinis” ed esonero dalle funzioni e da ogni attività sacerdotale o procedere all’espulsione.
Il denunciante ha sostenuto di aver conosciuto tramite Faceboook il parroco di Taranto e di aver intrattenuto con lui rapporti sessuali virtuali. L’esposto è stato corredato da screenshot delle chat su Facebook o Skype e dalla registrazione in webcam di video. Si parla anche di promesse di orge, di rapporti sessuali in cambio di un lavoro, di proposte di viaggi ed ospitalità a Taranto, che tuttavia non avrebbero trovato riscontro. L’arcivescovo ha precisato che “non c’è traccia alcuna del coinvolgimento in diocesi di altri sacerdoti”.