Oppido Lucano, in scena Se le bambole potessero parlare

Oggi alle 21, presso il Teatro Obadiah di Oppido Lucano (Pz), andrà in scena Se le bambole potessero parlare, spettacolo teatrale prodotto da Aviapervia produzioni multimediali. La pièce ha come protagonista una prostituta, che, nel raccontare la sua vita, intreccia i propri supplizi con quelli di donne di tutti i tempi vittime della violenza di genere. Se le bambole potessero parlare è la prima tappa di un progetto, The architecture of violence, nato da una riflessione ad ampio spettro sulla violenza, in particolare sull’architettura della violenza ovvero sulla costruzione di uno spazio innaturale e repressivo che diviene foucoltianamente strumento di potere. Di questa edificazione e del suo pervertimento sono vittime i fragili, i diversi, i reclusi, protagonisti di una trilogia teatrale in cui, senza escludere il peso della parola, si celebra innanzi tutto il malessere e la tragedia del corpo. A differenza di Inferni fragili e The architecture of violence, gli altri due momenti della trilogia, ambientati il primo in una casa-famiglia per malati di mente, il secondo in una prigione, Se le bambole potessero parlare non ci porta in un’architettura-spazio ben definito, piuttosto in un percorso obbligato e fatale che non dà scampo, e che ha esito nella costruzione, a opera del protettore della prostituta, di un patibolo-golgota sul quale, nell’irreparabile sacrificio finale, vittima e carnefice affrontano un destino comune. Lo spettacolo, scritto e diretto da Antonio De Rosa, vede in scena Eva Immediato, nella parte della prostituta, sempre in equilibrio tra sofferenza e follia, rabbia e tenerezza, e Angelo Del Pizzo, nella parte del protettore implacabile e bestiale, almeno fino alla perdita dell’oggetto delle sue sevizie. Luci Alessandro Grasso. L’organizzazione generale è a cura di Tonino Lioi.