Potenza, un pizzico di ottimismo per nuovo anno

Dopo la scomparsa in provincia di Potenza nel 2014 (con i dati aggiornati al terzo trimestre dell’anno appena concluso) di 66 ditte e 56 società di capitale gli artigiani della provincia di Potenza vogliono guardare con un pizzico di ottimismo al nuovo anno. Ne sono convinti i due terzi degli artigiani e delle piccole imprese italiane. Lo rileva un sondaggio condotto dalla CNA su un campione rappresentativo dell’artigianato e della piccola impresa, vittime della crisi che si prolunga da sette anni.

Quasi il 67% di questo universo imprenditoriale confida in un anno che possa rappresentare il necessario punto di svolta del quadro congiunturale. Mentre poco più di un quinto degli interpellati (per la precisione, il 22,3%) è orientato a un forte pessimismo: non nutre fiducia nel futuro e ritiene che la sua attività sia a rischio. E l’11,3% è ottimista anche perché una parte consistente (il 9,3%) non ha risentito in maniera significativa della crisi.

Per il Governo e la politica italiana, però, il 2015 rappresenta l’ultima spiaggia. Del 66,4% di imprese che sperano nella svolta il 35,8% non è convinto di resistere a un altro anno di crisi: se l’inversione di tendenza non ci fosse, ipotizza infatti un forte ridimensionamento della propria attività.

Nel rapporto Cna della provincia di Potenza, le ditte attive sono poco più di 7.300 con una quarantina d nuove iscrizioni; le società di capitale intorno alle 6.100 unità con una trentina di matricole e le società d persona 56 (una sola matricola).

Il primo ostacolo alla ripresa resta il fisco. “Il nuovo regime dei contribuenti fiscali minimi riduce gli oneri amministrativi, ma, nella generalità dei casi – commenta Antonio Aloisio, presidente Cna Potenza – porta a pagare fino a 900 euro annui in più rispetto alla tassazione ordinaria, composta da Irpef, addizionali comunali e regionali, Irap. Si impone dunque un immediato intervento correttivo alla Legge di Stabilità, nella quale e’ contenuta questa riforma, che interessa circa un milione di partite Iva”.

Secondo il dirigente della Cna, “per ottenere vantaggi dal nuovo regime, il piccolo imprenditore deve esercitare la possibilità di ridurre il versamento dei contributi previdenziali rinunciando così a una parte della pensione futura. Per consentire dunque agli imprenditori di usufruire della semplificazione degli adempimenti fiscali, senza dover pagare più tasse o rinunciare a parte della futura pensione, Cna chiede che “sia ridotta l’aliquota di imposizione forfetaria dal 15 al 10% e che siano aumentate le soglie di accesso al regime dagli attuali 15/40 mila euro di ricavi a 25/50 mila euro”.