Cseres su vicenda Sinorop di Tito

“Alcuni dei protagonisti delle truffe relative alle aziende fantasma “cinesi” di Tito sono finiti in carcere per un’altra bancarotta fraudolenta a danno di Enti e strutture pubbliche con l’emissione di polizze assicurative taroccate per 13 milioni.Tra gli arrestati ritroviamo Mauro Nardello gia’ amministratore Orop e attuale a.u. Sinorop. Secondo La magistratura e la Guardia di Finanza sono stati truffati anche la Presidenza del Consiglio e il Ministero degli esteri oltre a tanti Enti territoriali come tribunali,Prefetture e persino il Ministero dell’Interno .Il “gruppo di fuoco” che ruotava attorno alla azienda di Tito in questi anni ha diversificato le attivita’ attaverso un una rete di relazione.Nardelli e’ stato anche contrattualizzato dal Ministero degli Esteri !”. Lo dichiara in una nota Pietro Simonetti (Cseres), che aggiunge:

“Ricordiamo: nel 1987 lo Stato finanzio’ il Centro Orafo,una societa’ italocinese, con l’art. 21 della legge 219.Spacciato per il piu’ grande investimento industriale cinese in Europa doveva recuperare gli impianti della ex Memofil e dare lavoro a circa 100 lavoratori della ex Marzotto: 12 milioni di euro per gli impianti e oltre 800 mila euro per tre corsi di formazione. Secondo il faccendiere architetto Pirovano, “l’angelo del terremoto” che usava l’elicottero per gestire una ventina di progetti nell’area terremotata e contattare collaboratori e faccendieri lucani, l’azienda avrebbe lavorato quaranta tonnellate di oro all’anno proveniente dalla Cina. Tutti sapevano che dalla Cina non poteva arrivare nulla: era vietata l’esportazione del metallo. L’azienda, che negli anni ha cambiato quattro nomi, è fallita due volte (Cripo ed Orop), ha prodotto tre processi penali e lavoratori disoccupati dell’ex Marzotto più altri quaranta reclutati per corsi di formazione senza che neppure un grammo di oro delle previste quaranta tonnellate entrasse nella fabbrica. Di fronte alle inadempienze, alle irregolarità ai fallimenti, il Ministero dello Sviluppo Economico il 6 novembre 2006 revocò il finanziamento e chiese la restituzione di oltre 10 milioni di euro, oltre a disimpegnare circa 5 milioni del contributo residuo rimasto nelle casse dello Stato. A distanza di sette anni dalla revoca e dalla emissione della cartella esattoriale lo Stato non ha ancora recuperato “il maltolto”. Anche la Sinoro s.r.l., come le precedenti società, ha prodotto un fallimento e molto altro. In data 24/10/2013 il Tribunale di Potenza ha deciso il provvedimento e Alberto Di Bisceglie nominato curatore fallimentare. Dopo poche settimane, all’ingresso dell’azienda di Tito viene sostituita l’insegna della Sinoro s.r.l. con la targa Sinorp srl ,un avviso

comunica la «la Sinoro si è trasferita a Tito in via del Convento».Lo stesso giorno del Fallimento Equitalia sud,che ha in pancia un debito Sinoro di oltre 20 milioni di euro (capitale piu’ interessi) derivanti dalla cartella esattoriale emessa per recuperare il finanziamento statale revocato,vende all’asta per 1.205.000 il capannone di Tito alla società Sinorop , proprietà a maggioranza cinese e un amministratore unico che si chiama Mauro Nardelli già amministratore unico e poi A.D. della fallita Orop (già Cripo), dal 1993 al 1999, e poi consulente Sinoro. La Orop ,ricordiamo falli come la Cripo, con l’aggravante della bancarotta fraudolenta e relativo processo penale ancora in corso. l a prossima udienza e’ fissata per aprile..L’ennesima azienda della costellazione “cinese”questa volta cambia la composizione della proprietà. Capitale sociale 10. 000 euro, 500 euro Nardelli e 9500 la Beijing Diamend societa’di fabbricazione dei gioielli srl(domicilio: Gulou Xingwang,Cina,presso distretto Miyun del Beiji camera 502). La Sinorop è stata costituita a giugno 2012 quando la Sinoro non era ancora fallita. Una storia ricca di procedure fallimentari, processi penali che durano decenni con creditori,compresi i lavoratori in mobilita’ in possesso di provvedementi per salari e Tfr , con ricadute gravissime e danni per altre imprese .Tutto questo accade durante la gestione fallimentare delle precedenti societa’ e della Sinoro.Ci sono norme precise che vietano la vendita in tali circostanze. Equitaliasud sapeva del procedimento in corso?Evidentemente ha voluto fare cassa solo con il 5% della cartella Sinoro o cosa.. Si doveva e si dovrebbe accertare le responsabilita’,verificare le possibilita’ di revocatoria e riutilizzare lo stabilimento di Tito, recuperare i fondi stanziati, e i livelli occupazionali fissati all’atto del decreto di finanziamento, circa 100 unità Leggi nazionali e locali,compresa l’ultima sui Consorzi industriali prevedono tali misure. Basterebbe interrompere la pratica messa in atto anche molte altre situazioni come raccontato nel rapporto”la Fabbrica del terremoto”. Almeno per tutelare la dignità e il ruolo delle Istituzioni e gli interessi pubblici. Il Consorzio Industriale di Potenza ,competente per l’assegnazione dei suoli e riassegnazione ,l’uso dei capannoni e le prelazioni dovrebbe verificare,alla luce delle decisioni ministeriali e giudiziarie e provvedere al recupero produttivo degli impianti. la Regione potrebbe, dopo il primo incontro svoltosi con il curatore fallimentare, l’ASI e le parti sociali definire un piano di interventi anche alla luce dei recenti arresti dei protagonisti della vicenda romana(la sede della sinorop e’ allocata nello stesso posto dove agiva il fallito consorzio. Evitiamo che venga messo a segno, anche utilizzando la fallita Sinoro,l’ennesimo truffa .Ci vuole poco.Basta che qualcuno,anche prestanomi , compri in sede di fallimento i macchinari valutati circa 500 mila euro! ( a fronte di un valore di circa 9 milioni fatturati nel 2007 dalle aziende produttrici,in generale si tratta di macchine ancora prodotte dall’industria italiana e tecnologicamente avanzata) ed il gioco e’ rifatto. Anche l’Autorità decentrata del Governo potrebbe agire come in altre vertenze. Evitiamo che la Basilicata muoia; il caso della fabbrica dell’oro che non ha prodotto nulla se non truffe processi e disoccupazione è una delle tante ma resta forse la più grave nel panorama locale e nazionale. Una sfida allo stato di diritto che non puo’ essere ignorata o persa di vista pena la vittoria della pratica della illegalita’ e di assalto alle risorse pubbliche e la perdita di occupazione e lavoro.cosa aspetta a definire misure ispettive, convocare una riunione e procedere alle attivita’ legate alla applicazione delle leggi,al funzionamento dei Consorzi Industriali e la messa a punto di un piano per il riutilizzo dei 100 capannoni vuoti,chiusi o in regime di gestione fallimentare anche per dare risposta ai circa 3000 lavoratori in mobilita’ e ai tanti disoccupati? Il Dipartimento Attivita’ produttive e il Ministero dell’economia devono intervenire altrimenti passa la linea dei bancarottieri ,dei faccendieri a danno del lavoro e della legalita’”.