La parabola di Grasso, da censore a partigiano

“Cosa può trasformare un’irriverente penna d’oro, un censore della mala politica lucana, uno dei pochi giornalisti indipendenti in uno ‘scrittore partigiano’ che tesse le lodi del potente di turno? Un contratto da 70.000 euro. Nino Grasso, seguitissimo commentatore politico del ‘La Nuova’ da giornalista si trasforma in ben pagato portavoce ed addirittura in ‘consigliere regionale ad honorem’. Abbandonato il ruolo di imparziale giornalista veste, legittimamente, la ‘casacca’ di portavoce del presidente della Giunta. Spingersi, però, fino ad assumere il ruolo e le funzioni di consigliere regionale è un po’ troppo”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Gianni Rosa (Lb-Fdi). Per l’esponente di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, “le sue esternazioni, infatti, vanno ben al di là del mandato assunto come portavoce. Nel contratto, si legge: ‘Il portavoce è tenuto a coadiuvare il presidente della Giunta con compiti di diretta collaborazione nella cura dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione ..’. Gli ultimi interventi del portavoce Grasso, nei quali spara a zero sulla minoranza rea di non allinearsi alla politica del ‘capo o capetto’ di turno, sono più invettive politiche che ‘collaborazione nella cura dei rapporti di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione’. A parere di Rosa “svolgere il ruolo di consigliere regionale, anche di minoranza, perché il popolo ti ha eletto, è cosa ben diversa da eseguire quello di portavoce, pagato profumatamente dalla collettività ma al servizio di ‘quel sistema di famiglie, basato sull’interesse, che curano ognuna il proprio orto’, come Grasso stesso definiva il sistema clientelare del Pd nel lontano 2009. Esprimere posizioni politiche quando si rappresentano ‘istituzionalmente’ gli elettori è doveroso. Guai a non farlo: la democrazia si basa sulla dialettica. Ogni cittadino ha il diritto ed il dovere di criticare i propri rappresentanti. Quando, però, ci si arroga il diritto di inveire contro la minoranza assumendo un ruolo che, evidentemente, non è quello per cui si viene pagati è, probabilmente, un po’ presuntuoso. Anche perché il politico deve essere libero nell’esecuzione del mandato conferitogli dal popolo. Nino Grasso, che riceve 70.000 euro per fare il portavoce di Pittella, difficilmente potrebbe esserlo”.