Lavoratori frontalieri tra Italia e Croazia superare ostacoli alla mobilità

“Ogni persona ha pieno diritto alla realizzazione attraverso il lavoro, anche se per ottenerlo è necessario che guardi al mercato del lavoro di un altro paese, confinante o limitrofo, senza che per questo debba spostarvi necessariamente residenza o domicilio. Il lavoro frontaliero, dunque, deve essere esercitabile in piena legittimità. Non può essere ostacolato o frenato da carenze normative, da misure discriminatorie o da disparità di trattamento a danno di chi non ha la residenza nel luogo in cui lavora”.

Lavorazione artigianale del vetro

Il presidente del Consiglio Sindacale Interregionale Friuli Venezia Giulia/Veneto/Croazia Sudoccidentale CGIL, CISL, UIL, SSSH, Michele Berti, ha spiegato oggi in conferenza stampa a Trieste, presso la sede della UIL del Friuli Venezia Giulia, la necessità di superare gli ostacoli alla mobilità dei lavoratori e delle lavoratrici frontalieri/e tra Italia e Croazia. Una necessità che ha indotto il C.S.IR. a inviare nei prossimi giorni un documento ai Governi di Italia e Croazia, ai Presidenti del Consiglio Matteo Renzi e al Primo Ministro Zoran Milanović, ai ministri competenti e alle autorità regionali italiane e conteali croate interessate, con le raccomandazioni per il loro superamento.

“La raccolta sistematica e l’analisi dei dati del fenomeno del frontalierato tra Italia e Croazia, sulla base di un sistema di rilevazione standardizzato a livello europeo, potrebbe aiutare il raggiungimento della rimozione di ogni ostacolo all’esercizio del lavoro frontaliero tra i due Paesi – ha aggiunto Berti -. Le misure limitative del diritto alla libera circolazione dei lavoratori dipendenti, adottate all’indomani dell’1 luglio 2013 dai Governi d’Italia e Croazia, rappresentano inoltre una decisione poco avveduta e poco lungimirante per il mercato del lavoro dei due Paesi, che penalizzano anche e soprattutto i lavoratori frontalieri, contribuendo a mantenerli nel lavoro irregolare, sommerso e comunque non dichiarato. Auspichiamo, ancora una volta, che tali misure siano definitivamente eliminate dopo il 30 giugno 2015”.

Su queste basi, il C.S.IR. ha rivolto una serie di raccomandazioni ai Governi chiedendo di applicare sistematicamente ai lavoratori frontalieri (come peraltro previsto dalla legislazione europea), in materia di sicurezza sociale e vantaggi sociali, il principio di copertura dal sistema di sicurezza sociale del Paese in cui lavorano e non di quello in cui risiedono.

In materia di fiscalità diretta e vantaggi fiscali, il sindacato auspica che venga inserita una specifica regolamentazione dell’imposizione del reddito da lavoro frontaliero nell’Accordo già esistente tra i due Governi per evitare doppie imposizioni e prevenire le evasioni fiscali. Tra le altre richieste anche la previsione che il gettito fiscale sia destinato, almeno in parte, al paese di residenza e l’inserimento di una disciplina specifica sui lavoratori frontalieri nelle legislazioni fiscali interne dei due paesi, oltre alla piena applicazione del principio di non discriminazione in materia di vantaggi fiscali previsto dalla regolamentazione dell’Unione europea.

Infine, in materia di legislazione sul lavoro, il C.S.IR. chiede ai Governi di Italia e Croazia di fare in modo che la mancata residenza nel Paese di lavoro non rappresenti un motivo per non garantire ai lavoratori frontalieri la piena applicazione dei principi della parità di trattamento e della “lex laboris loci”.