Cia su Imu in zone montane

“La possibile imminente emanazione del decreto del ministero dell’Economia, che rivede l’applicazione dell’Imu nelle zone montane al di sotto dei 600 metri, è inaccettabile. Individua i terreni agricoli da assoggettare al tributo soltanto sulla base del criterio altimetrico dove sono situati i comuni ed arriva a ridosso della scadenza dei termini di pagamento; oltretutto obbliga gli agricoltori a pagare in un’unica soluzione, entro il prossimo 16 dicembre, anziché in due rate come tutti gli altri contribuenti”. Lo sottolinea la Cia della Basilicata che con il coordinamento nazionale Agrinsieme (Cia, Confagricoltura ed Alleanza delle cooperative agroalimentari) ha avviato una campagna di mobilitazione in relazione al provvedimento in gestazione che eliminerebbe l’esenzione totale in circa duemila comuni.

“L’agricoltura – evidenzia la Cia – paga l’assenza di misure a sostegno del settore scontando gli effetti della crisi economica, dell’introduzione dell’Imu e dei costi produttivi record. Non a caso il modello di impresa agricola lucana continua a caratterizzarsi come societa’ di persona: nel 2012 le societa’ di capitale registrate risultano 275 (erano 292 nel 2011) e quelle attive 238 (erano 249 nel 2011)”.

“A mettere sotto pressione il mondo agricolo – aggiunge la Cia – e’ soprattutto il capitolo fiscale. Da una parte c’e’ l’Imu e dall’altra la macchina della burocrazia: non solo costa al settore piu’ di 4 miliardi di euro l’anno (di cui un miliardo addebitabile a ritardi, disservizi e inefficienze della PA) ma fa perdere a ogni impresa quasi 90 giorni di lavoro l’anno solo per rispondere a tutti gli obblighi tributari e contributivi. D’altronde, nel 2012 l’aggravio per gli imprenditori agricoli, rispetto al gettito Ici e Irpef 2011, è stato di circa 366 milioni di euro. Una cifra insostenibile per un settore sempre più in difficoltà, che crea pesanti problemi alla gestione aziendale, con forti ostacoli alla crescita e alla produttività.

Di qui l’invito al Governo ad escludere l’entrata in vigore delle nuove disposizioni per la loro indubbia violazione del principio sancito nello “Statuto del contribuente” che vieta di prevedere adempimenti a carico dei contribuenti prima di 60 giorni dall’entrata in vigore di provvedimenti di attuazione di nuove leggi.

Peraltro –si sottolinea nella nota – molti dei comuni interessati dall’estensione dei territori colpiti dall’imposta ricadono in zone dove si sono registrati noti e disastrosi effetti del maltempo sia di recente che durante tutto il 2014.