Potenza, diminuiscono imprese artigiane

In una nota il Cna della Provincia di Potenza sottolinea che per il terzo anno consecutivo nei primi nove mesi è costantemente e pesantemente diminuito il numero di nuove imprese artigiane in provincia di Potenza. “Appena 39 contro le 77 del terzo trimestre 2013 – le 66 del terzo trimestre 2012. Siamo di poco al di sopra delle quattro nuove ditte artigiane ogni mese che, purtroppo, è compensata, negativamente, dalle chiusure (66 al terzo trimestre 2014, 78 al 2013 e 75 al 2012). Se si riduce il flusso di nuove imprese artigiane sono guai seri per tutti a cominciare dal made in Italy la cui energia inevitabilmente rischia di indebolirsi nel prossimo futuro.L’artigianato da sempre ha rappresentato la “palestra” per generazioni di imprenditori. Nel 2000 hanno chiuso 16.697 imprese ma, contemporaneamente, ne sono state aperte 24.628, per un saldo positivo di quasi 8mila imprese. Sul totale delle nuove imprese di ogni dimensione e settore, una su tre era artigiana. Le nuove imprese artigiane nate nei primi nove mesi del 2014 sono appena 17.835, il dato più basso degli ultimi quindici anni. Il sistema produttivo italiano sta perdendo il suo tratto fondativo. Le imprese artigiane sul totale delle nuove nate oggi si sono ridotte al 25%, solo una su quattro. Quando va male l’artigianato, e oggi va veramente molto male, va molto male anche l’Italia.

Non vogliamo nemmeno lontanamente pensare che un’Italia senza artigiani potrebbe assomigliare a un mondo senza le api. Ma chiediamo al governo, alle istituzioni, al sistema bancario di fare in fretta per aiutare, proteggere e valorizzare questo grandissimo patrimonio del Paese.

Per la Cna, inoltre, la Legge di stabilità presenta oggettivi elementi di discontinuità rispetto alle manovre recenti. Per la prima volta si osa una manovra espansiva che non contiene nuove imposte sui redditi, sostiene il reddito disponibile per stimolare la domanda, incentiva le nuove assunzioni e la riduzione strutturale del costo del lavoro. Si tratta di un tentativo coraggioso che, se non verrà stravolto nelle aule parlamentari, ma anzi ritoccato nel punto debole del rilancio degli investimenti, e non sarà paralizzato dalla burocrazia, potrebbe innescare la ripartenza dell’Italia”.