Vicenza, lo studio dei farmaci tra Medioevo e Rinascimento

studio farmaciMercoledì 1 ottobre alle ore 20 a palazzo Cordellina Federfarma Vicenza, che raggruppa i titolari di farmacie del vicentino, in collaborazione con l’Associazione Amici della Bertoliana presenterà i risultati del progetto di restauro di due importanti documenti conservati nelle raccolte della stessa Biblioteca Bertoliana: uno scritto autografo del medico di Marostica Prospero Alpini e un incunabolo di botanica del 1499 con incisioni acquerellate a mano. La serata sarà introdotta dal vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci, dal presidente della Bertoliana Giuseppe Pupillo, dal presidente di Federfarma Vicenza Alberto Fontanesi, dal presidente degli Amici della Bertoliana Everardo Dal Maso e dal sindaco di Marostica Marica Dalla Valle. Giuseppe Ongaro e Maurizio Rippa Bonati, presidente e consigliere del Centro studi Prospero Alpini di Marostica, contestualizzeranno a loro volta la storia di Alpini e della diffusione degli studi di botanica tra Medioevo e Rinascimento.

Nel 1603 Prospero Alpini, con alle spalle una brillante carriera al seguito del console veneziano Giorgio Emo in Egitto, era stato nominato custode dell’Orto botanico di Padova. Fondato nel 1545, vi si coltivavano i semplici vegetali, le sostanze utilizzate per realizzare i medicamenti. Durante la sua reggenza, Alpini compilò un elenco dei semi presenti nell’Orto, tra i quali compare anche quello del laserpizio. Nello scritto autografo conservato in Bertoliana, che contiene su un verso la bozza di una lettera e sull’altro degli appunti schematici su animali velenosi, Alpini confida di possedere proprio una pianta di laserpizio, da cui spera di ottenere il succo chiamato “lasere”, considerato dalla farmacopea antica una vera panacea per ogni male: facilitava la digestione, guariva dai disturbi circolatori e dai dolori articolari, rendeva innocuo il veleno dei serpenti.

Lo studio della botanica, legata al bisogno di riconoscere le erbe ad azione terapeutica e documentato dalle opere manoscritte di numerosi autori greci e latini (Dioscoride e Plinio il Vecchio in primis), si era ampiamente diffuso dopo l’invenzione della stampa nella metà del ‘400: il primo erbario stampato in Italia fu pubblicato proprio a Vicenza nel 1491. Nel 1499 questo testo venne ristampato a Venezia: l’esemplare posseduto dalla Bertoliana contiene 150 illustrazioni xilografiche di piante acquerellate a mano.

Il restauro dei documenti, realizzato dal laboratorio di Ester Manganotti, ha previsto il distacco dello scritto di Alpini da una carta di supporto a cui era incollato con l’adesivo, il recupero della cucitura e il restauro della coperta per l’incunabolo del 1499.

Sono 3.565 i codici, prodotti fra il XIII e il XIX secolo, che formano il corpus dei manoscritti della Bertoliana. Ed è in virtù di questo straordinario patrimonio che la biblioteca vicentina appare come un raro esempio di luogo della memoria culturale del territorio. Una memoria che necessita però di periodici interventi di restauro. Per questo la biblioteca, sostenuta dall’Associazione Amici della Bertoliana, è impegnata a promuovere attività di recupero del proprio patrimonio librario e archivistico in collaborazione con gli ordini professionali del vicentino. La salvaguardia della memoria “professionale” – in questo caso quella dei farmacisti – è infatti sinonimo di salvaguardia della memoria di un pezzo di storia di Vicenza.