Napoli, il dramma della famiglia di Davide Bifolco ucciso a 17 anni da un carabiniere

Rabbia, dolore nel quartiere Traiano per la disgrazia che ha colpito la famiglia di un minorenne. Non hanno dubbio i familiari. “E’ stato un omicidio, non s’inventassero scuse. E’ stato un omicidio”. Così Tommaso Bifolco, fratello di Davide, il ragazzo di 17 anni ucciso da un Carabiniere durante un inseguimento la scorsa notte a Napoli. “Non è caduto durante l’inseguimento è stato speronato e ucciso”.

Davide Bifolco non si è fermato all’alt “perché guidava uno scooter non suo, non era assicurato e non aveva il patentino”, racconta Tommaso. “La mia famiglia non aveva soldi per comprare un motorino a Davide. Forse si è spaventato, forse voleva evitare il sequestro del mezzo e per questo non si è fermato davanti alle forze dell’ordine”.

Davanti alla casa del fratello di Davide, al rione Traiano, ci sono ora alcune decine di persone, amici e abitanti del quartiere. “Mio fratello è stato colpito al cuore. E dopo, quando lui era a terra, i Carabinieri hanno anche avuto il coraggio di ammanettarlo e di mettergli la testa nella terra. Aveva la polvere in bocca, mio fratello”. Afferma con rabbia Tommaso Bifolco. “Io mi vergogno di essere un italiano. Ora lo Stato, chi ci chiederà scusa per quello che è successo? Mio fratello era un ragazzo d’oro, mai droga, mai rapine, mai nulla. Non voleva proseguire gli studi e io lo stavo convincendo a fare il mio stesso lavoro, l’ascensorista. Stava facendo solo un giro nel quartiere con il suo motorino, e per questo a Napoli si deve essere uccisi? Qui di morti ne vediamo tanti ma stanotte un intero rione è sceso in strada e sapete perchè? Perchè non è stato ucciso un camorrista ma un ragazzo innocente”.