Cia, quotazioni in ribasso per uva tavola metapontino

Da un paio di settimane negli areali produttivi del Metapontino hanno avuto inizio i primi stacchi delle varietà precoci di uva da tavola (Apirene e Vittoria) in coltura protetta. 

Dalle prime informazioni assunte, la produzione in termini quantitativi dovrebbe attestarsi su valori inferiori rispetto a quelli registrati nel 2013, mentre le quotazioni ufficiali Ismea d’esordio della campagna 2014 sulla “piazza Metapontino” fanno registrare, al 5 agosto scorso, prezzi decisamente al ribasso sino al 22,7 per cento in meno per l’uva Vittoria (0,43 euro al kg), del 15,4 per cento in meno per la “Palieri” (0,55 euro al kg) e dell’11,1 per cento in meno per la “aprirene” che spunta comunque la quotazione più alta (0,80 euro al kg). 

E’ quanto riferisce la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata aggiungendo che “contrattazioni tese al ribasso sono state segnalate nell’areale metapontino per la varietà Vittoria la cui offerta avviata sui mercati è stata oggetto di una scarsa richiesta quale conseguenza di un andamento climatico che non incentiva il consumo del prodotto. In termini qualitativi i primi stacchi non hanno presentato un profilo del tutto apprezzabile sia per grado zuccherino che per colorazione quale conseguenza di temperature al di sotto della media stagionale che non hanno favorito il regolare processo di maturazione degli acini. In tale contesto la merce avviata sul circuito commerciale non ha ricevuto particolare riscontro da parte della domanda. Le previsioni dei produttori del Metapontino sono per una risalita delle quotazioni a partire dai primi giorni di settembre anche perché la maturazione dell’uva sta producendo migliore qualità”. 

Concentrata quasi esclusivamente in provincia di Matera con una superficie in produzione di 805 ettari su un totale di 855 ettari, rispetto a ben altri numeri della superficie viticola da vino (quasi 6 mila ettari con una produzione di 185 mila ettolitri di vino), la qualità -sottolinea la Cia lucana- non è in discussione al punto da penetrare nei mercati maggiori delle grandi città del centro-nord ed in alcune capitali europee. 

“Anche per questa annata -sostiene Paolo Carbone, della Cia Basilicata- i nostri produttori sono alle prese con la competizione europea. In particolare, le produzioni italiane si trovano in difficoltà per la concorrenza spietata per prezzi di uva greca e spagnola, anche se in termini di gusto, presentazione estetica e confezionamento, le nostre uve si distinguono in meglio. Il calo dei consumi in generale di frutta fresca -continua Carbone- incide notevolmente. E’ ormai tendenza del consumatore acquistare dal fruttivendolo un solo grappolo di uva per volta”. 

E a proposito di ortofrutta di qualità, una “Piattaforma” nel Metapontino collegata alla rete dei mercati ortofrutticoli e generali in attività nel Paese e al Borsino dei prodotti agricoli lucani (da istituire) per la Cia resta “un’antica e sempre valida aspirazione”. L’unico passo in avanti compiuto di recente è “Fresh Port”, un progetto che intende offrire alle aziende locali del settore agroalimentare sbocchi importanti nel mercato nazionale e internazionale, attraverso il porto di Taranto. 

“Per tornare a crescere e ottenere più competitività, occorrono prima di tutto politiche che valorizzino sempre di più l’aggregazione del prodotto – sottolinea la Cia – perché, solo tramite una maggiore cooperazione e concentrazione nella filiera, ci saranno migliori condizioni e opportunità di affrontare con successo i mercati. Contestualmente, bisogna puntare verso il massimo incremento della capacità di esportazione, che oggi garantisce in media il 25-30 per cento del giro d’affari del settore. Il protagonismo degli agricoltori e il rilancio dell’azione dei Gruppi d’interesse economico sono precondizioni per il progetto, ma esso necessita di competenze, assetti organizzativi, capacita di ‘rimettersi in gioco’. La prima linea di azione è l’organizzazione delle filiere e la regolazione dei mercati, con lo sviluppo di organizzazioni di produttori e reti d’imprese dotate di forti progetti orientati ai mercati nazionali e sempre di più a quelli esteri. Contemporaneamente, occorre il rilancio di organismi interprofessionali in grado di stipulare accordi e contratti quadro tra le diverse componenti della filiera, per una efficace programmazione, per creare valore aggiunto, redistribuirlo equamente, ridurre i costi logistici e di transazione, favorire la trasparenza e la fiducia nel consumatore”.