Prove generali di sopravvivenza su Marte

Batteri che sulla Terra vivono in ambienti estremi sono stati esposti alle radiazioni cosmiche in speciali contenitori agganciati all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale. Giunti sulla stazione orbitale, i batteri, insieme a grandi molecole, sono stati portati all’esterno dai cosmonauti Oleg Artemyev e Alexander Skvortsov, nella passeggiata spaziale del 18 agosto. Scoperti a metà degli anni ’70 in Antartide, queste speciali cavie sono cianobatteri e ricavano energia dalla luce tramite la fotosintesi. Hanno colonizzato anche le rocce del deserto di cileno di Atacama e quelle rosse del deserto del Mojave, simili a quelle marziane. I test, chiamati Boss (Biofilm Organisms Surfing Space) e Biomex (BIOlogy and Mars Experiment), sono coordinati dall’Agenzia Spaziale tedesca Dlr e l’Italia vi partecipa con l’università di Roma Tor Vergata e il finanziamento dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Sono stati rinchiusi in speciali contenitori chiamati Expose-R2, prodotti dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), e ora agganciati all’esterno del modulo russo della stazione orbitale, Zvezda. Per Daniela Billi lasciano sperare i risultato dei test condotti a Terra, nei laboratori della Dlr a Colonia. Appena reidratati dopo essere stati esposti a un ambiente marziano, i cianobatteri sono riusciti a riparare i danni indotti al Dna. E’ un dato, rileva Billi, che ”suggerisce una loro potenzialità nel riparare i danni accumulati durante la missione Expose-R2”. Nella missione in corso, aggiunge, batteri e macromolecole saranno esposti a una combinazione di vuoto, estremi di temperatura, radiazioni cosmiche e solari, impossibile da simulare a Terra. In ottobre verrà rimossa la schermatura solare dai contenitori Expose-R2. Quindi i batteri resteranno esposti ai raggi cosmici per un periodo compreso fra un anno e un anno e mezzo, torneranno a Terra, dove saranno osservati gli effetti prodotti sui microrganismi da un ambiente alieno.