Rete imprese, dato negativo per ditte artigiane
“La buona notizia del saldo positivo al secondo trimestre 2014 di imprese anche in Basilicata (più 222 complessivamente) tra iscrizioni (780) e cessazioni (558) è comunque mitigata dal dato relativo al comparto artigiano che da noi fa segnare un saldo negativo di 68 attività con 82 iscrizioni e 150 cessazioni”.
Lo riferisce in un comunicato Antonio Miele (Confartigianato), presidente Rete Imprese Italia della provincia di Potenza, sottolineando che “il dato è la controtendenza rispetto a quello nazionale per l’artigianato: in termini percentuali, tra aprile e giugno lo stock delle imprese registrate ai registri delle Camere di commercio è cresciuto complessivamente dello 0,59 per cento (contro lo 0,43 per cento del secondo trimestre 2013), attestandosi, al 30 giugno, al valore di 6.039.837 unità, di cui 1.390.774 artigiane”. “Il saldo maggiore, in termini assoluti – prosegue Miele – si registra al Sud (12.106 imprese in più), quello in termini relativi al Centro (+0,70%). E’ evidente che in Basilicata dove complessivamente le imprese artigiane “sfondano” il muro delle 11mila (esattamente 11.071 al 30 giugno scorso) come stiamo sostenendo da tempo come Rete imprese – continua – la crisi si fa sentire in modo più duro. A conferma c’è l’incremento di apertura delle procedure fallimentare in pochi mesi a più 81,9 per cento con 29 nuove ditte coinvolte”. Pertanto “da parte nostra continuiamo a tenere alta l’attenzione sulle problematiche delle pmi e nello specifico artigiane perché, il tunnel è ancora lungo da superare e non possiamo permetterci alcun tono ottimistico anche perché, per le ditte esposte su più fronti per resistere la diminuzione dei ricavi è una realtà. La perdurante situazione di crisi sta mettendo a dura prova la capacità degli studi di settore di rappresentare in maniera corretta la realtà delle imprese, specie di quelle piccole e medie e di quelle artigiane, mai come oggi in continuo e vorticoso mutamento”. Al di là di tali criticità “è amaro constatare quanto il tessuto produttivo locale sia ancora lontano dall’agognata ripresa, costretto com’è a fare i conti con una pressione fiscale asfissiante che falcidia i già risicati ricavi e che spesso non lascia altra scelta all’imprenditore se non quella della chiusura. Occorre intervenire con urgenza e su più fronti affinché le nostre imprese possano trattenere una maggior quota dei loro incassi, altrimenti invertire la tendenza potrebbe diventare impossibile”.