Siena, risultati degli scavi effettuati nel sito archeologico di Cetamura a Gaiole in Chianti

Una scoperta archeologica affascinante e importante per le Terre di Siena cui non poteva che essere data visibilità negli splendidi spazi del Santa Maria della Scala. Sono stati presentati oggi, in conferenza stampa, i risultati degli scavi effettuati nell’insediamento di Cetamura del Chianti, situato nella proprietà della Badia a Coltibuono nel Comune di Gaiole in Chianti dove, dal 1973, opera la Florida State University sotto la direzione di Nancy De Grummond e la supervisione della Soprintendenza ai Beni archeologici della Toscana.

Presenti all’appuntamento l’assessore alla Cultura del Comune di Siena, Massimo Vedovelli, il funzionario della Soprintendenza ai beni archeologici della Toscana, Giuseppina Carlotta Cianferoni, la stessa De Grummond e il sindaco di Gaiole in Chianti, Michele Pescini. Sono intervenuti, inoltre, Francesco Cini della società cooperativa Ichnos; Nora Marosi dello studio Art Centers International e l’archeobotanico Gaetano di Pasquale dell’Università di Napoli Federico II.

<<L’appuntamento di oggi – ha introdotto l’assessore Vedovelli – costituisce un’occasione per ricordare che la storia di Siena va ben oltre il periodo medievale e come le sue Terre possano vantare radici plurimillenarie che alimentano la nostra identità e ci aprono al contemporaneo. Da sottolineare, in questo caso, la proficua collaborazione attivata con gli studenti americani, a testimonianza di un’apertura nei confronti del mondo che fa, del nostro territorio, un paradigma vincente glocale>>.

Un concetto recuperato e sviluppato anche da Carlotta Cianferoni, la quale ha sottolineato l’importanza delle collaborazioni interistituzionali attivate tra Soprintendenza, Comune e Università, <<che fanno di Siena – ha specificato – un modello pilota anche per altri territori>>.

In particolare, stamani, sono state proiettate immagini e illustrati i lavori dello scavo, curato dalla società cooperativa Ichnos, di un pozzo etrusco, più tecnicamente una cisterna per l’accumulo di acqua profonda circa 31 metri, che ha restituito migliaia di frammenti e reperti relativi a un periodo di circa 15 secoli: dall’epoca etrusca a quella romana, per arrivare al Medioevo.

Vasi di bronzo di diverse forme, dimensioni e decorazioni, tra i quali contenitori di vino finemente lavorati; tazze miniaturistiche, monete di bronzo e argento, astragali e pedine da gioco con funzioni votive; un’anfora completamente intatta in ceramica e altri oggetti a vernice nera che mostrano i collegamenti commerciali con Volterra, Pisa e Populonia; pesi da telaio e fuseruole.

Ma l’interesse scientifico è ancora più evidente per i circa 400 vinaccioli bagnati, rinvenuti in almeno tre diversi livelli del pozzo, che possono offrire informazioni genetiche e chiavi di lettura per la ricostruzione della storia del vino in un territorio noto in tutto il mondo per la sua forte vocazione come il Chianti. In tale contesto, non è potuto mancare il brindisi finale con un calice di Chianti Classico offerto dall’azienda Badia a Coltibuono.