Reggio Emilia, approvato il nuovo Piano energetico provinciale

Il Consiglio provinciale, nella seduta di giovedì scorso presieduta da Gianluca Chierici, ha approvato il nuovo Piano Energetico Provinciale (PEP). Il Piano Energetico Provinciale è finalizzato alla promozione del risparmio energetico e dell’uso razionale dell’energia, alla valorizzazione delle fonti rinnovabili, all’ordinato sviluppo degli impianti e delle reti di interesse provinciale. L’approvazione è arrivata al termine di un lungo percorso di confronto e partecipazione di istituzioni, associazioni, singoli cittadini o portatori di interesse che hanno potuto contribuire partecipando a diversi workshop e inviando contributi, sfruttando un apposito spazio aperto sui social network. “La partecipazione – ha dichiarato l’Assessore Tutino – in questo tema è importante, perché a fronte di un quadro sempre più ambizioso ed impegnativo di obiettivi e strategie per l’energia ed il clima, definito a livello comunitario, e di inconfutabili effetti globali dell’uso massivo dei combustibili fossili (sempre più rilevanti anche sotto il profilo economico, non solo ambientale e sociale), è nella dimensione locale, più prossima alle imprese ed alle famiglie, che occorre agire con strumenti che sappiano, sulla base delle caratteristiche e specificità dei contesti territoriali, attivare un insieme coordinato di interventi ed azioni per ridurre il consumo di energia, sviluppare le fonti rinnovabili e contenere le emissione di gas serra nella direzione delineata dai target comunitari.” L’approccio integrato del Piano Una rilevante novità è l’approccio integrato che il Piano si è dato. In passato sono stati redatti documenti (di livello provinciale o comunale) sul contenimento dei consumi negli edifici pubblici o sulla produzione di energie rinnovabili: il PEP si è posto un ulteriore obiettivo, quello di orientare l’intero sistema, andando da un modo diverso di pianificare i quartieri sino alla produzione di energia da biomassa, fotovoltaico o idroelettrico. Un secondo elemento di novità del PEP è la presenza di un quadro aggiornato sui consumi civili ed industriali con i possibili margini di riduzione dei consumi e la scelta di corredare ogni forma di produzione di energia rinnovabile con un’analisi del potenziale realistico. Gli strumenti del Piano Nello specifico il Piano individua 6 linee strategiche e 42 azioni. Ecco le sei linee strategiche: · Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente e dei sistemi urbani e territoriali; · Efficienza energetica del sistema produttivo, verso un’economia a basse emissioni; · Mobilità sostenibile; · Reti energetiche (smart grid in smart cities); · Sviluppo di fonti energetiche rinnovabili (FER) e inserimento ambientale-paesaggistico e territoriale degli impianti; · Diffusione delle conoscenze e della ”cultura energetica”, ricerca e innovazione. Il PEP si prefigge quindi di definire una strategia di medio-lungo termine per ridurre la dipendenza energetica del territorio provinciale dall’esterno (ora pari al 96% dell’energia utilizzata), favorendo la realizzazione di un sistema di generazione distribuita, e di contribuire, così, al perseguimento degli obiettivi comunitari, nazionali e regionali in materia di efficienza nell’uso dell’energia e di sviluppo delle fonti rinnovabili, di lotta ai cambiamenti climatici. Il PEP considera quindi diverse possibili azioni, a partire dall’edilizia (che consuma poco meno del 40% dei consumi provinciali), dove occorre riqualificare un patrimonio abitativo che per la metà è stato costruito con scarsa attenzione alle prestazioni energetiche arrivando a risparmiare sino al 50%, ma dove occorre anche agire a monte, ripensando i piani urbanistici e quindi lo sviluppo delle città verso modelli di vita più sostenibili. Molto è possibile fare anche sprecando meno energia nel settore industriale (un altro 40% dei consumi) e liberando così risorse per rilanciare la competitività delle imprese. Il Piano dimostra che è possibile ridurre i consumi del 20% al 2020 liberando così 100 milioni di euro che oggi famiglie e imprese spendono per pagare la bolletta energetica provinciale. L’altro segmento del piano è quello dello sviluppo sostenibile delle fonti rinnovabili in un territorio che non riserva elevate potenzialità, come dimostrano gli studi condotti sul potenziale locale. Oggi le rinnovabili coprono poco meno del 5% del fabbisogno elettrico, nonostante un forte sviluppo del fotovoltaico (110 MW installati), ma possono arrivare, dal punto di vista della produzione elettrica, anche al 10% dei consumi al 2020 e oltre, puntando sulle biomasse e segnatamente sui reflui zootecnici che danno le maggiori potenzialità nel nostro territorio (circa 10 MW), anche in vista della possibilità di produrre biometano, e in generale sulle biomasse residuali entro logiche di filiera corta, evitando così di sottrarre suoli agricoli per colture dedicate (per produrre 1 MW occorrono 300 ettari di mais). Il fotovoltaico resta la fonte rinnovabile con le maggiori potenzialità, che il Piano individua nello sfruttamento delle coperture esistenti, seguono eolico e idroelettrico che possono costituire una risorsa importante anche per la montagna, a patto di salvaguardare le aree maggiormente sensibili e promuovere specie per l’idroelettrico lo sfruttamento dei salti esistenti e impianti di piccola taglia e meno invasivi. “Siamo consapevoli che una Provincia non può imporre una politica energetica – ha commentato l’assessore provinciale alla pianificazione e all’ambiente Mirko Tutino – Può però orientare lo sviluppo delle fonti rinnovabili e le politiche di riduzione dei consumi energetici, partendo dalla conoscenza del nostro territorio. Non siamo la terra del vento, non abbiamo fiumi alpini da sfruttare per l’idroelettrico e nemmeno possiamo pensare di tollerare la conversione di parte delle nostre produzioni agricole “food” in coltivazioni dedicate alla produzione energetica per il biogas. Con questa approvazione, frutto di un percorso partecipato, mettiamo nelle mani dei cittadini e delle istituzioni locali un valido strumento di lavoro per il futuro”.