Da Altopascio un forte messaggio civile per far crescere la vigilanza antimafia

“La mafia teme la scuola più della giustizia, l’istruzione toglie l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. La celebre frase di Antonino Caponnetto ha fornito il leitmotiv a “La mafia e i nostri eroi quotidiani”, iniziativa svoltasi ad Altopascio a cura dell’associazione “Magazzini del grano”. Dopo aver indetto un concorso letterario legato alla frase del giudice antimafia, diviso in due categorie (una per le classi terze medie e l’altra per le prime tre classi superiori), ieri sera è stata l’occasione delle premiazioni con il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Lucca. La Toscana è stata una delle prima Regioni ad investire in progetti per l’educazione alla legalità nelle scuole di ogni grado, ed una di quelle che ancora oggi investono di più in questo ambito, ha sottolineato l’assessore regionale alla scuola e alla formazione intervenendo nel dibattito animato dalla presenza dei professori Nando Dalla Chiesa e Alberto Vannucci. Questo perché è stata una delle regioni del nord che ha vissuto maggiormente sulla propria pelle le violenze della tragedia mafiosa come l’attentato di via dei Georgofili. La minaccia delle mafie, anche quando non è minaccia violenta, è spesso minaccia implicita, silenziosa e diffusa da chi non riconosce o non vuole riconoscerle;fino a stringere patti e collusioni quotidiane, ha proseguito l’assessore, grazie ad affari portati avanti senza pensare se siano leciti o meno, affidandosi solo al denaro o alla protezione mafiosa. Bisogna quindi saper riconoscere le mafie, e soprattutto chi con le mafie fa affari. Purtroppo questo vale anche per la Toscana, dove evidentemente esiste comunque un tessuto socioeconomico debole che quegli affari favorisce. Tutti, a partire da chi sta studiando, devono imparare a riconoscere dove cresce l’illegalità organizzata; l’educazione alla legalità è un presupposto per preparare il nostro futuro, prosegue l’assessore. Quindi oggi anche gli adulti, a partire da chi lavora nella pubblica amministrazione, devono secondo l’assessore regionale tornare in qualche modo sui “banchi di scuola”; per dotarsi degli strumenti utili a riconoscere le organizzazioni malavitose e contrastarle senza alibi e forme superficiali di indifferenza o complice cecità.