Tessile e cinesi, a Prato combattere il cancro dell’illegalità

“Dobbiamo combattere questo cancro che è l’illegalità: la Toscana civile non può permettersi un simile tumore”. L’illegalità fin troppo diffusa a cui il presidente della Toscana Enrico Rossi fa riferimento è quella delle aziende cinesi, e non solo,  “un’illegalità che non garantisce ai lavoratori i diritti più elementari, un’illegalità che conta un’economia sommersa e un nero che solo nel pratese vale, secondo l’Irpet, un miliardo di euro l’anno”.

Il presidente della Toscana Enrico Rossi lo spiega a Prato, dove stamani nella sala delle colonne del vecchio ospedale è iniziato il corso per i tecnici della prevenzione che la Regione ha deciso di mettere in campo (74 entro giugno, in tutta l’area vasta della Toscana centrale). E lo ripete poche ore dopo a Firenze firmando l’intesa di collaborazione con le Procure, presso cui la Regione distaccherà personale amministrativo e giovani del servizio civile. Due prime risposte, concrete, tre mesi dopo il rogo che lo scorso dicembre ha divorato a Prato sette operai cinesi che dormivano nello stesso capannone dove lavoravano.

“L’assoluto non rispetto dei diritti delle persone, ben al di sotto di qualsiasi soglia sindacale, e un’economia in nero così grande e che danneggia il resto dell’economia sono qualcosa che la Toscana assolutamente non può permettersi – ribadisce il presidente –. Soprattutto non possiamo permetterci che cresca”. Per il presidente Rossi serve per questo un “atteggiamento repressivo e allo stesso tempo comprensivo”, ma “senza tollerare situazioni di sfruttamento e disprezzo dei diritti che devono valere per tutti”. “La Regione – dice -ha fatto una scelta precisa: rafforzare l’attività degli ispettori perché non si può mettere a rischio vita e lavoro”.

Tecnici tutti assunti entro il 1 giugno – Dei settantaquattro tecnici per la prevenzione previsti finora ne sono stati assunti da graduatorie che già c’erano dieci, tutti a Prato, ed altri tre entreranno in servizio dopo la metà del mese. Dieci erano i dipendenti, per lo più giovani, oggi alla prima lezione del corso che si concluderà il 10 marzo. Per gli altri sessantuno tecnici da reclutare è stato fatto invece un bando scaduto ieri. Al momento sono circa quattrocento le domande arrivate, ma potrebbero crescere. Tutti saranno assunti entro il 1 giugno. Cinquanta lavoreranno a Prato, dove ora l’Asl ne contava appena venti. Ventiquattro prenderanno servizio nelle altre tre aziende dell’Area Vasta Centro dove ce n’erano 89, ovvero nelle Asl di Firenze (14), Empoli (8) e Pistoia (2).

“Il nostro obiettivo – ha spiegato Rossi a Prato – è portare la ricchezza di questo distretto, prodotta oggi in modo prevalentemente illegale, alla luce del sole e farla diventare una risorsa positiva per tutta la comunità”. Quest’anno saranno duemila i controlli attesi, almeno mille e trecento a Prato, per diventare tremila l’anno dal 2015 (di cui duemila a Prato) .

Controlli non solo sui cinesi ed Arpat in campo – E’ evidente che le ispezioni riguarderanno soprattutto le aziende cinesi, privilegiando le più a rischio e sospette: quelle, ad esempio, dove sarà registrato un anomalo consumo di energia elettrica rispetto a dimensioni e lavoratori denunciati, quelle di alcune zone o di particolari tipologie, le nuove che nascono. Ma l’illegalità non è solo tra le aziende cinese e Rossi, a margine della firma del protocollo con le Procure, ripete un’idea lanciata qualche giorno fa: utilizzare anche gli ispettori dell’Arpat, l’agenzia di protezione ambientale della Toscana, per combattere lavoro nero e irregolarità. Non solo, appunto, nelle aziende cinesi.