Il segretario del Pd Matteo Renzi non resterà con il cerino in mano a proposito del Governo Letta

matteo renziIl Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, continua a dichiarare la sua indisponibilità, nonostante le continue pressioni, di prendere in mano le redini del Governo, o partecipare alla composizione della nuova squadra ministeriale. La decisione del segretario del Pd è facilmente intuibile.

Un suo ingresso al Governo come primo Ministro, o come garante di alcuni Ministri da lui nominati, sarebbe un assist gigantesco per i partiti a lui avversi, anche se alcuni fanno parte della maggioranza che sta amministrando l’Italia.

Sarebbe sottoposto a continui attacchi per ciò che in questo momento non funziona in Italia. Le darebbero la colpa anche di cose retrodatate, in Italia è sempre l’ultimo ad avere torto. E quando la protesta dei disoccupati, cassintegrati, licenziati, ambientalisti, imprenditori, lancerebbero il definitivo grido d’allarme per la crisi che avvolge l’Italia, il dito di ognuno per indicare il responsabile di quanto sta avvenendo, sarebbe rivolto nei confronti di Renzi. Sarebbe lui a quel punto che si dovrebbe recare dal Capo dello Stato e rassegnare le dimissioni da Presidente del Consiglio. Sarebbe lui ad essere indicato nel corso della campagna elettorale come il politico che non è stato in grado di risolvere i problemi dei cittadini. Un bel regalo che il centrodestra, in primis Angelino Alfano, sta cercando di farsi. Ma difficilmente ci riuscirà.

La storia insegna che a fare il conto è sempre l’oste, in questo caso Matteo Renzi. L’esperienza negativa vissuta da Massimo D’Alema il 1998, quando ha voluto sostituire Romano Prodi (eletto dagli italiani) alla guida del Governo, difficilmente qualcuno altro la vorrà ripetere.

Il segretario del Pd è fin troppo intelligente per non fare tesoro del grossolano errore commesso a suo tempo dal centrosinistra.

Se ne faccia una ragione tutto il NCD di Angelino Alfano e qualche altra formazione più piccola il cui responsabile è recentemente tornato nella casa che aveva abbandonata. Il riferiamo a Pier Ferdinando Casini traslocato nuovamente nel centrodestra.