Contaminazione acqua a Tito una vicenda Kafkiana

“L’accertata contaminazione nell’acqua erogata a Tito, sia pure solo in due abitazioni, è diventata una vicenda kafkiana che non può certamente risolversi con l’affermazione del sindaco della cittadina del Melandro che fa sapere ai microfoni del Tg3 che lui beve l’acqua del rubinetto e quindi se lo fa lui i cittadini possono fidarsi”. A sottolinearlo il capogruppo di Fi in Consiglio regionale, Michele Napoli, per il quale “E’ la rete dei controlli, dovuti per legge, in primo luogo da parte di chi eroga il servizio idrico e si fa pagare dagli utenti per farlo, che evidenzia profonde e gravi smagliature”. “Quello che più sconcerta – afferma – è l’atteggiamento dei responsabili dell’Azienda di tutela della salute pubblica che scaricano su Acquedotto Lucano, Arpab e Regione la responsabilità di ulteriori ed approfondite analisi, sino ad invocare l’intervento dell’Istituto Superiore di Sanità. La questione ha assunto aspetti che vanno ben al di là della comunità di Tito che vive da troppi anni l’incubo dell’inquinamento dell’area ex Liquichimica. Non si tratta di dividersi tra chi farebbe allarmismo e chi invece vorrebbe sminuire la portata del problema. Né di chiedere aiuto all’Istituto Superiore di Sanità tenuto conto che disponiamo in regione di strutture, uomini e mezzi adeguati”. “Purtroppo – continua Napoli – questa è la punta dell’iceberg della ragnatela di enti, agenzie e società che proprio in casi come quello di Tito danno prova di incapacità ed inadeguatezza. La riforma dell’Arpab annunciata di recente con la coda polemica di una parte del sindacato riporta il dibattito politico sulla necessità di mettere mano alla rete dei poteri sub-regionali nell’interesse prioritario del cittadino-utente di servizi essenziali e della tutela della salute pubblica”. “Per questo pensiamo – conclude l’esponente di Forza Italia – che le prime risposte debbano venire dalla politica e dal Governo regionale che non può più mettere la coscienza a posto con la convocazione di tavoli, metodo che, mi pare, abbia nulla di rivoluzionario”.