Calalzo di Cadore, Comune libero da produzioni agricole transgeniche

“Quella contro gli organismi geneticamente modificati e il loro inquinamento è una battaglia culturale ed economica che valorizza la qualità dei territori. Bene ha fatto Calalzo di Cadore, nel cuore delle Dolomiti bellunesi, ha proclamarsi “Comune libero da produzioni agricole transgeniche”: è un esempio da seguire”. Luca Zaia, presidente del Veneto, commenta con queste parole l’ordine del giorno approvato dalla Giunta municipale cadorina che dichiara Calalzo “Comune antitransgenico”. “Non una dichiarazione di principio – fa presente Zaia – ma una manifestazione di volontà che si concreta anche nell’invito ai Comuni bellunesi di adottare un analogo provvedimento, nell’impegno a organizzare campagne di sensibilizzazione, incontri culturali e altre iniziative sul tema e nell’invito alle aziende del territorio fornitrici di derrate nelle mense a non utilizzare alimenti con ogm”. La dichiarazione riguarda l’impiego diretto delle sementi ogm, sia l’inquinamento che colture ogm possono causare alle piante di selezione naturale. Lo stesso sindaco di Calalzo, Luca De Carlo, lo ha sottolineato riferendosi alle semine transgeniche avvenute nel vicino Friuli Venezia Giulia. Il provvedimento della Giunta comunale si richiama al principio di precauzione, alle recenti pubblicazioni scientifiche in materia secondo le quali “il processo di autorizzazione degli ogm non garantisce il pieno rispetto del principio di precauzione”, al decreto interministeriale che vieta la coltivazione sul territorio nazionale di una specifica varietà di mais geneticamente modificato. Ma richiama anche il dibattito in atto a livello di Unione Europea, l’impegno della stessa riforma della PAC per il rispetto agroambientale e per la biodiversità, la necessità strategica della sovranità alimentare. “Questa è una campagna di civiltà – ribadisce Zaia – che chi cerca il profitto ad ogni costo punta a spacciare per oscurantismo antiscientifico. Di fatto – aggiunge – siamo di fronte ad un tentativo di imporre organismi brevettati che creano sudditanza tra agricoltore e fornitore, la cui coltivazione va di pari passo con l’aumento dell’uso dei fitofarmaci, che inquinano le produzioni tradizionali e la biodiversità, che in più casi si sono rivelati nel tempo nocivi, che non aumentano il guadagno degli imprenditori agricoli, che accrescono la povertà e la fame delle popolazioni del terzo mondo, espropriate della terra per consentire coltivazioni ogm”.