Eccezionali i risultati del Polo cartario lucchese

“Sono molto ammirato da ciò che il capitalismo familiare toscano è riuscito a fare negli ultimi venti anni, con discrezione, senza clamore, ma con risultati eccezionali che pongono il polo cartario lucchese ai vertici mondiali”.

Il presidente della Regione, Enrico Rossi, elogia l’imprenditorialità lucchese al termine delle due visite che ha effettuato questa mattina alla Industria cartaria Pieretti di Capannori e alla Costruzioni meccaniche Gambini spa di Altopascio. La prima è un’azienda che, nata da una fabbrica di biciclette, ha appena compiuto 90 anni di attività, lavora 150.000 tonnellate l’anno di carta, che ricicla per produrre bobine di cartone, ondulati, tubi industriali e cartoni alveolari. Esporta il 60% della sua produzione in 80 Paesi del mondo. Accompagnato dall’amministratore delegato Tiziano Pieretti e dai proprietari Graziano e Luisiano, Rossi ha visitato lo stabilimento (che vanta un magazzino di 4 ettari e altri 6 che ospitano gli impianti produttivi) e le sue attrezzature, compresa la turbine da 7,5 megawatt, inaugurata nel 2010 grazie ad un investimento da 10 milioni di euro e che fornisce il vapore all’azienda. Tra i problemi segnati al presidente c’è quello degli alti costi, economici (150.000 euro al mese) ed energetici (per il trasporto a Brescia e a Terni) per lo smaltimento del pulper, il residuo della lavorazione. Il presidente Rossi ha promesso il suo interessamento per cercare di accorciare la filiera. A fare gli onori di casa alla Gambini è stato il proprietario, Giovanni, in sella dal 1990 e che ha portato la sua azienda al secondo posto al mondo nel settore della produzione di macchinari capaci di lavorare carta e tissue in rotoli. “Se qualcuno vuol produrre carta in rotoli – ha efficacemente sintetizzato Gambini – deve venire a Lucca, oppure rassegnarsi ad arrotolare a mano”. Si tratta di un settore in espansione tanto che l’azienda prevede una crescita del 10-12% nel 2014, non ha fatto un’ora di cassa integrazione e dà lavoro a 120 dipendenti che con l’indotto diventano circa 700. Si tratta di una delle prime 50 aziende italiane per brevetti depositati (con una media di 7-8 l’anno) che investe in ricerca il 3,5% del proprio fatturato che si aggira sui 30-40 milioni di euro l’anno.