Roma, riaperta ai pedoni la passeggiata di via Alessandrina

La strada cinquecentesca, che divide e connette tre Fori (Augusto, Nerva e Traiano) e balcone unico sui Fori Imperiali e sui Mercati Traianei, fu chiusa per ragioni di sicurezza. Oggi la via prosegue con un giro ad anello che costeggia il Foro di Traiano e offre così una visione globale dell’area, toccando i Mercati pronti, a loro volta, ad accogliere in un nuovo museo i materiali che gli scavi stanno portando alla luce. Il tutto, nell’ambito del progetto di pedonalizzazione recentemente avviato. Uno spazio finalmente recuperato alla bellezza e alla sua godibilità per chiunque, cittadino o turista. “Un posto – ha detto il sindaco Ignazio Marino – dove capire l’antico analizzandone le pagine di pietra. O dove, semplicemente, fermarsi “per contemplare, leggere, ascoltare musica”.

La via Alessandrina fu costruita nel 1570 ad opera del cardinal Michele Bonelli, detto L’Alessandrino per le sue origini piemontesi, come nervatura principale di un nuovo assetto dell’area tra Fori Imperiali e Campidoglio allora ferma al Medioevo, un pulviscolo fatto di casali, orti e viabilità precaria. Bonelli ne fece un pezzo di città, un quartiere (detto anch’esso Alessandrino) divenuto in breve una maglia fitta e densa di edifici e chiese, come il resto di Roma fino al 1870: tessuto urbanistico poi scomparso con gli sventramenti degli anni ’30 del secolo scorso, quando il regime fascista volle e realizzò l’asse celebrativo di via dell’Impero.

Presenza urbana “bifronte”, dunque, la via Alessandrina: segno di demolizione e divisione ma pure, indubbiamente, elemento di connessione tra le parti costituenti uno dei complessi archeologici più importanti del pianeta (“una strada che separa e al tempo stesso unisce”, ha detto l’assessore alla Cultura Flavia Barca intervenendo all’inaugurazione). La Sovrintendenza capitolina l’ha restituita al pubblico transito pedonale con una serie di interventi: pulizia generale e riordino delle aree visibili; regolarizzazione del piano stradale con sampietrini e ghiaia; ripristino del ciglio in travertino del marciapiede sul lato di piazza Madonna di Loreto; cura dell’arredo urbano (nuove panchine e cestini per i rifiuti); collocazione di dodici pannelli che illustrano la storia della via e i diversi settori dei Fori Imperiali visibili dalla strada; verifica e sistemazione dei lampioni. E ancora – ciò che più conta per i visitatori – con la realizzazione di un percorso di visita che costeggia tutta l’area archeologica, consentendo di abbracciarne perfettamente l’assieme e le parti; e provvedendo alla sicurezza del percorso stesso e della sua scala d’accesso, ristrutturati e dotati di segnaletica.

Questo è, in effetti, il “plusvalore” dei lavori condotti per riaprire la storica via: aver dato impulso alla risistemazione di tutto il complesso archeologico, in un quadro d’assieme che si collega agli scavi in corso e ai restauri nei sovrastanti Mercati di Traiano. Del percorso di visita, infatti fa parte la “passerella di Campo Carleo”, pure riaperta al pubblico, che collega i Fori al rione Monti. E’ il “ponte” sospeso sul Foro di Traiano in luogo dell’antica via di Campo Carleo, una delle vittime delle demolizioni degli anni ’30. La prima passerella era di legno, poi sostituita con una di cemento e ferro che però stava danneggiando il muraglione cui era agganciata. La nuova è costruita con una particolare lega (il ferro cor-ten, elastico e capace di auto-proteggersi dalla corrosione) e con l’acciaio, non intacca i materiali antichi e costituisce una presenza visiva discreta, a impatto modesto sullo skyline dell’area archeologica. La passerella, infine, è direttamente collegata (come già s’è visto) con la via Alessandrina, senza barriere architettoniche.

Interventi strategici per il complesso dei Fori Imperiali ma non particolarmente onerosi: “Anche in tempi difficili dal punto di vista economico”, ha sottolineato il Sindaco, “si possono realizzare opere, semplici e non gravose per le casse pubbliche, ma determinanti”. E infatti grazie ai lavori compiuti ripartono le visite guidate ai Fori Imperiali: un calendario sperimentale avviato il 29 ottobre con due visite al giorno, tutti i giorni tranne il lunedì. Gli orari: dal martedì al venerdì alle 11 e alle 15; il sabato alle 15 e alle 15.45; la domenica alle 10 e alle 11.30. Il mercoledì e il sabato visite anche in inglese. Costo del tour, 9 euro. Le visite, a cura di Zètema Progetto Cultura, si prenotano allo 060608. Novità del giro, la maggiore lunghezza con partenza dalla scala su via Alessandrina e uscita dal cancello accanto alla Colonna Traiana. Allo studio, poi, altri itinerari che potranno includere i Mercati Traianei e il Museo dei Fori. Intanto una serie di rinvenimenti d’epoca traianea celebranti le vittoriose campagne contro i Daci, ora poggiata sugli scavi del Foro di Traiano, sarà esposta in nuove sale dedicate all’interno delle due “ali di testa” dell’emiciclo dei Mercati, al momento in fase di restauro.

Infine il capitolo sorveglianza: la via Alessandrina è presidiata di continuo tra le 8 e le 20 dall’associazione “Martiri di Nassiriya” tra carabinieri in congedo, di concerto con la Polizia Locale di Roma Capitale. Tre coppie di volontari si avvicendano dalle 8 alle 12, dalle 12 alle 16 e dalle 16 alle 20. A rinforzo, altre due coppie si alternano ai Fori Imperiali dalle 10 alle 14 e dalle 14 alle 18.

La riapertura di via Alessandrina, ha sottolineato l’assessore capitolino alla Cultura Flavia Barca, è un tassello del programma di valorizzazione dei Fori; programma che della visita al complesso archeologico farà “un’esperienza educativa” con l’impiego di “strumenti multimediali e interattivi”; e che si propone di animare il sito con momenti di spettacolo, teatro, musica in tono con il luogo e la sua storia. Del resto, osserva il sindaco Marino, “valorizzare luoghi come questo costituisce per noi una responsabilità, dato che non appartengono solo a noi ma al mondo intero”. Come conferma “il grande interesse” che lo stesso Marino afferma d’aver constatato, in recenti incontri con rappresentanti di istituzioni straniere, “per ciò che intendiamo fare del nostro grande patrimonio culturale”.