Vibo Valentia, estorsioni e rapine 7 arresti

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di tentata estorsione, rapina e lesioni, aggravati dalla metodologia mafiosa, a carico di un imprenditore di Vibo Valentia. Alcune avrebbero anche costretto un collaboratore di giustizia che aveva fatto condannare esponenti di spicco della cosca Mancuso di Limbadi a ritrattare le accuse.

Le attività di indagine della Squadra Mobile coordinata dalla Dda di Catanzaro hanno messo in luce, come alcuni arrestati avrebbero anche costretto un testimone di giustizia, l’imprenditore Vincenzo Ceravolo,  a ritrattare le accuse in una fase successiva del processo.

Avrebbero minacciato Ceravolo per costringerlo a ritrattare le sue accuse contro un boss della cosca Mancuso di Limbadi. Ceravolo, imprenditore vibonese attivo nell’export del tonno fresco del Mediterraneo, è sotto protezione dal 28 maggio del 2003 dopo che denunciò un boss della cosca Mancuso che, insieme ad un suo affiliato, fu processato e condannato per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. La condanna fu confermata in appello nel 2004 ma poi la Cassazione, per una questione tecnica, annullò la sentenza disponendo un nuovo processo che però non è stato ancora celebrato. Proprio in questo periodo si sarebbero verificate le minacce e le intimidazioni. L’imprenditore, nel corso degli anni, ha denunciato di avere subito danneggiamenti per circa 20 milioni di euro.