Bolzano, Dalai Lama preoccupato per le tensioni tra le Coree

Dopo le tragedie del XX secolo, serve un nuovo modo per risolvere i conflitti: con il cuore e non più con la forza. Questo il messaggio di fondo che ha animato le risposte del Dalai Lama e del presidente della Provincia Luis Durnwalder nella conferenza stampa a Palazzo Widmann dopo il conferimento del Premio per le minoranze 2013. Si è parlato di Cina, della situazione internazionale, del valore del premio. È durata quasi tre ore la permanenza a Palazzo Widmann del Dalai Lama, accolto alle 9 dal presidente della Provincia Luis Durnwalder, che lo ha accompagnato nel suo ufficio per un colloquio ristretto. Successivamente l’illustre ospite e il Landeshauptmann hanno raggiunto assieme il Cortile interno del palazzo dove li attendevano la Giunta provinciale e un centinaio di invitati per la cerimonia di conferimento al Dalai Lama del Premio delle minoranze 2013.

Nella successiva conferenza stampa con il Dalai Lama e il presidente Durnwalder i rappresentanti dei mass media, oltre una sessantina tra giornalisti, fotografi e cineoperatori accreditati a Palazzo Wodmann, hanno puntato su alcuni temi: il lungo cammino del Tibet verso un’autonomia, i rapporti con la Cina, i crescenti conflitti internazionali. Su quest’ultimo punto il Dalai Lama, oggi guida spirituale ma non più politica del popolo tibetano, si è detto triste e molto preoccupato per le nuove tensioni tra le due Coree. “Le questioni tra popoli non si risolvono con i missili – ha detto – vanno invece risolti con il perdono, la “compassion” e l’amore”. Il Dalai Lama ha sottolineato che “l’uso della forza non risolve mai i problemi, la violenza è controproducente e porta a conseguenze imponderabili. Questo vale per le Coree ma anche per la Palestina, la Siria, l’Afghanistan”.

Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, ha ribadito che la soluzione per il Tibet, a suo parere, è quella dell’autonomia, una posizione che lo lega in tal modo all’Alto Adige. Riguardo all’evolversi dei rapporti con la Cina, il Dalai Lama ha spiegato che anche la Repubblica popolare cinese sta cambiando e non potrà sottrarsi ai sommovimenti politici verso maggiore libertà e maggiore apertura.

Dal canto suo il presidente Durnwalder ha precisato che in occasione di questa quarta visita del Dalai Lama in Alto Adige, a differenza delle precedenti, la Provincia non ha ricevuto alcuna nota di protesta dalle autorità cinesi, “un segno che qualcosa forse sta cambiando.” Segnali incoraggianti anche secondo il Dalai Lama. “La Cina ha sperimentato tante nuove ere, da Mao agli attuali leader: prima prevaleva l’ideologia, poi è arrivata l’economia. Ma aumentano anche le pubblicazioni e le espressioni di sostegno e solidarietà in favore del cammino avviato 60 anni fa dai tibetani”.

Il Dalai Lama ha confermato che in tema di religione non intende fare proselitismo, non si ritiene un missionario buddista. “Nel mondo occidentale il buddismo non ha radici, per questo non è mia intenzione convertire le persone. Quello che è importante è conoscere e dialogare con le altre religioni, per imparare e crescere ancora.” Ai media ha ricordato che svolgono un ruolo importante nelle questioni delle minoranze. “Dovere investigare e informare in modo obiettivo e favorire il rispetto dei diritti umani.”

Infine è tornato sul Premio ricevuto dalla Provincia. “Tra tibetani e altoatesini ci sono affinità e comunanza, proprio per questo questo premio ha per me un valore particolare”.

La fotogallery completa degli eventi a Palazzo Widmann è disponibile sulla pagina Facebook della Giunta provinciale a questo link.