Baronissi, Carlo Catuogno dipinti, gouaches, ceramiche

Sabato 6 aprile alle ore 19:00 sarà inaugurata presso la sala delle conferenze del Museo-Frac di Baronissi la mostra antologica Carlo Catuogno dipinti, gouaches, ceramiche.

L’esposizione, ordinata da Annamaria Restieri, inquadra l’esperienza dell’artista salernitano dai primi anni Ottanta ai lavori realizzati in questo ultimo decennio: in gran parte opere di proprietà dell’artista alle quali si vanno ad aggiungere significativi dipinti provenienti da collezioni private. Nelle tre ampie sale che articolano la Galleria dei Frati, posta al primo livello della struttura, trovano posto poco più di quaranta opere, tra queste le tele I miei pensieri al chiaro di luna del 1988, Risveglio del 1991 e Dall’alto delle betulle  degli anni Ottanta, Se la luna andasse a dormire nel mare del 1997 fino a La grazia spettinata passa sull’acqua dello scorso anno, cui si affiancano due grandi pareti animate da gouaches, nonché alcune recenti ceramiche. “Con la mostra di Carlo Catuogno – scrivono nella breve introduzione al catalogo Giovanni Moscatiello sindaco di Baronissi e Nicola Lombardi assessore alla cultura – il Frac torna ad ospitare la pittura nella sua dimensione novecentesca che è anche la tradizione astratta ed informale. La scelta è di insistere, come nella linea tracciata anni addietro, sulla molteplicità dell’offerta culturale, tale da evitare inquadramenti troppo allineati alle mode dell’attualità: una scelta che caratterizza il Museo-Frac, facendolo tra le rare esperienze del territorio culturale meridionale. Con i dipinti di Catuogno si torna alla pittura, anche in senso didattico perché tale necessità ha guidato l’organizzazione di questa mostra, che evoca una forza espressiva, quella dell’uomo che dialoga con il suo presente”.

“Carlo Catuogno era approdato all’alba del decennio Novanta – osserva Massimo Bignardi – alla riscoperta di una materia alchemica della pittura: essa non era più un luogo nel quale scavare, fino a livellare la superficie e annotare i segni di un’archeologia personale e privata. La materia riconquista la superficie, anzi esplode in avanti, quasi come se volesse liberarsi dal suo stato di colore, prendere corpo nello spazio, lasciare la metafora e divenire luogo implicito del racconto”.

Una scelta di poetica che troverà una sua marcata attualità nei lavori realizzati nel Duemila. “Si tratta di dipinti – rileva Ada Patrizia Fiorillo –, nei quali l’artista pur mantenendo intatto il caratteristico levitare dell’immagine in forma di nucleo centrale, sembra essere approdato ad un nuovo stadio del proprio processo creativo. È ancora la materia alchemica scaturita da un gesto vitale, dalla carica di una pressione libera, prodotta come una danza entro lo spazio chiuso della superficie a dare vita a questi spazi di pittura, salvo a vedere che è proprio quella materia riguadagnata alla superficie ad assumere in essi una caratteristica diversa”.

“Nell’arco di tempo che va dalla fine degli anni Novanta ai primi anni del 2000 – scrive Annamaria Restieri –, una nuova spazialità sembra prendere il sopravvento. Opere quali Se la luna andasse a dormire nel mare del 1997 a La grazia spettinata passa sull’acqua del 2012, rivelano composizioni più aeree dalle quali si dipanano gesti decisi, energici accompagnati da piccole macchie di colore ora più chiare ora più scure che conservano in sé echi di trascorsi pittorici.  La pittura di Catuogno vive di attimi, di vibrazioni liriche e di fuggevoli impulsi che nascono dal di dentro, accompagnano l’esistenza dell’artista per poi depositarsi sul supporto, sia esso carta, tela e ceramica. Come una seconda pelle, l’arte porta con sé i segni evocativi di un vissuto intriso di ricordi e sensazioni su un tracciato immaginativo in costante divenire”.

Cava de’ Tirreni 1953).  Dopo aver conseguito la maturità di arte applicata, frequenta la facoltà di Architettura di Napoli, poi l’Accademia di Belle Arti di Frosinone ove si diploma in Pittura. Risalgono ai primi anni Settanta le sue esperienze orientate alla sperimentazione di più materiali tra i quali il legno che, nell’evidente centralità di assunzione, ne verifica il legame ai dettami di un certo oggettualismo povero. Un tracciato questo che sarà ben presto abbandonato dall’artista per un più deciso sconfinamento nell’ambito del pittorico.

Comincia tra il 1974 e il 1975 l’attenzione al colore e alla materia esaltati in un linguaggio che va declinando verso un codice astratto, sebbene ancora intrecciato alla presenza di una germinativa e velata figurazione. In sostanza il suo contatto con la materia, pur introdotto da quella prima fase di sperimentazioni, non è ancora definito all’infuori di un significato alchemico, tanto che i lavori realizzati nella seconda metà del decennio Settanta, si caratterizzano ancora per una sorta di ambiguità sospesa tra figurazione e astrazione. È col sorgere del decennio Ottanta che l’indagine condotta dall’artista approda ai modi di una completa astrazione, per la quale materia e colore assumono ora la valenza di tracce esistenziali. Dal 1982 è presente a varie edizioni dell’Expo-Arte di Bari e partecipa alle esposizioni “Opera Omnia” (1984), “La tradizione in rivolta” (1985), “Emozionalità del quotidiano” ed è invitato al Premio Michetti (1986). Nel 1987 tiene una personale alla Pinacoteca Comunale di Macerata; nel 1988 è invitato alla rassegna “Direzione Sud-Est”, Museo di Capua (Napoli) mentre del 1989 è quello  alla XXXIV Mostra d’arte contemporanea di Termoli. Nello stesso anno tiene la personale alla Galleria Nuovo Aleph di Milano. Negli anni Novanta la sua attenzione per la materia si concentra verso l’enucleazione di pagine dense di colore e di spessore: nel 1991 partecipa alla mostra “The Modernity of Lyrism” tenutasi alla Gummesons Konstgalleri di Stoccolma e poi Joensuu’s Art Museum (Finlandia); nel 1994 tiene una personale alla Basilica di Montesanto di Roma. Nel corso dei primi anni Novanta si fa insistente l’attenzione e lo studio della pratica ceramica; dapprima con lo sguardo alla decorazione, poi insistendo sulla forma: è quanto testimoniano le opere ceramiche che espone in occasione della grande mostra “Artinceramica” allestita alle Scuderie del Palazzo Reale di Napoli nel 1997, in “Arie mediterranee” si terrà  nella primavera del 1998 al Medelhavsmuseet di Stoccolma. Nel 2000 realizza, in argilla refrattaria, parte della pavimentazione del sottopasso di piazza Vittorio Veneto di Vietri sul Mare: interesse per l’urbano che più tardi, nel 2001, registrerà la realizzazione della scultura in acciaio Battito d’ali, una installazione site specific  per l’antico Ponte di S. Francesco a Cava de’ Tirreni.  Nel 2002 la Galleria comunale di Velletri (Roma) ospita una mostra personale, inoltre è presente a “Fermo immagine, cinema e ceramica 2005”, rassegna allestita nella Chiesa di Sant’Apollonia di Salerno, nonché a “Collezione permanente/1. Per una situazione salernitana”, promossa ed ospitata dal Museo-FRAC di Baronissi che acquisisce per la collezione un dipinto degli anni Ottanta. Nel 2007 partecipa alla mostra “Percorsi Inversi” e alla mostra “Scatti Ceramici”. Nel 2009 partecipa alla mostra “Viaggio dell’Anima”, omaggio ad Alfonso Gatto, Palazzo Genovese, Salerno, e alla mostra “Ritorno al Gran Tour”, Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni, (SA).

Nel 2010 è presente alla mostra “Ballate per l’Uomo”, omaggio al poeta Edoardo Sanguineti tenutasi a  Palazzo Genovese a Salerno; del  2011 un suo disegno degli anni Ottanta è presente a “Carte Contemporanee”, una mostra che fa il punto sulla esperienze del disegno italiano dal 1943 agli anni Novanta, promossa dal Museo-FRAC di Baronissi; nel 2012 è invitato al “53° Premio Internazionale 2012 Bice Bugatti G. Segantini”.

In occasione della mostra è stato pubblicato, dalla Gutenberg Edizioni, il catalogo monografico Carlo Catuogno. Il gesto della pittura  introdotto da scritti di Massimo  Bignardi e Ada Patrizia Fiorillo, un’intervista all’artista di Annamaria Restieri, nonché un’antologia della critica con testi, tra gli altri, di Mario Maiorino, Vitaliano Corbi, Sabato Calvanese, Enrico Crispolti, Ilmar Laaban, Antonio D’Avossa,  apparati biografici e bibliografici ed un ampio corredo illustrativo a colori e in bianco e nero.