Bergamo, agricoltori pronti ad abbattere la CO2

Per ABIA-Confai, l’associazione bergamasca dei contoterzisti agrari, i prossimi due anni vedranno l’affermazione anche nelle nostre campagne della cosiddetta agricoltura conservativa, meglio conosciuta come “agricoltura blu”. Si tratta di un insieme di tecniche di lavorazione dei terreni a basso impatto ambientale, le quali hanno il pregio tutt’altro che trascurabile di essere molto meno costose rispetto alle pratiche convenzionali. Tra queste rientra in particolare la semina diretta, una modalità di coltivazione che fa a meno della tradizionale aratura profonda dei suoli, risparmiando di conseguenza sul versante dell’impiego di gasolio, prodotti chimici e ore-lavoro. “Facendo una media tra i diversi tipi di colture – calcola Leonardo Bolis, presidente provinciale e nazionale dell’associazione – il risparmio può toccare anche i 150 euro per ettaro, una cifra non trascurabile, soprattutto per coloro che conducono terreni in affitto con margini di profitto assai risicati”. A fronte di tale contenimento dei costi di lavorazione, per molti coltivatori diretti sarà di gran lunga più conveniente fare lavorare in toto i propri terreni da ditte contoterziste attrezzate per l’applicazione delle nuove tecniche, anziché lavorarli in proprio con le tecniche convenzionali. Ma vantaggi ancora più evidenti si presentano sul fronte ambientale. L’agricoltura blu, secondo l’osservatorio economico di Confai Academy, riducendo sensibilmente l’impiego dei tradizionali fattori di produzione “porta con sé l’importante conseguenza di una forte decurtazione delle emissioni di CO2, che tocca anche il 35-40 per cento”, aggiunge Bolis. A guidare la rivoluzione dell’agricoltura conservativa molto spesso sono le imprese agromeccaniche, dotate di tecnologie e macchine specifiche per lavorare il terreno riducendo lo stress colturale. “Alcuni studi internazionali sull’impatto ambientale delle lavorazioni – ricorda Enzo Cattaneo, direttore di ABIA – dimostrano come l’agricoltura blu possa contribuire significativamente a contenere gli effetti del cambiamento climatico. Si tratta ora di avviare una grande opera di sensibilizzazione su questo tema presso tutti gli addetti ai lavori”. In provincia di Bergamo non esistono ancora dati definitivi sugli attuali livelli di applicazione delle nuove tecniche. “L’unico dato ufficiale riguarda per ora i terreni che hanno beneficiato nel 2012 della misura ‘M’ del Piano di sviluppo rurale – fa notare Cattaneo –, ovvero di una misura agro ambientale che sovvenziona interventi pilota in questo campo. Lo scorso anno tali interventi in Bergamasca hanno riguardato 325 ettari. Tuttavia le richieste di lavorazione pervenute alle aziende agromeccaniche dimostrano che il fenomeno dell’agricoltura conservativa è già diffuso su un ettaraggio molto più consistente: anche senza contributo, infatti, la semina diretta e altre pratiche simili risultano in ogni caso convenienti”. Un consistente impulso verso un’agricoltura più eco-sostenibile potrebbe venire infine dal nuovo obbligo di revisione cui saranno sottoposte tutte le macchine agricole a partire dal 2014: ciò potrebbe comportare nella nostra provincia l’uscita di scena di parecchie migliaia di macchine obsolete e favorire l’impiego di mezzi più all’avanguardia e più rispettosi dell’ambiente.