Gli apicoltori Francesco Massara e Agata Cierlinska presentano una tecnica di fecondazione rivoluzionaria

È senz’altro un affascinante viaggio quanto il mistero dell’origine della vita. E  del suo mondo la Calabria è diventata regina. I regni, in questo caso, designano la storia antropologica, biologica e geografica, non certo quella politica, e ne disegnano un orizzonte fatto di amore, passione e cura, che oltrepassa i confini.

Il mondo delle api apre scenari suggestivi di profondità storico-culturale: entrare nel loro linguaggio, significa decifrare il codice genetico  della stessa vita. L’ ape è da sempre investita del più profondo ed inspiegabile mistero. Agli occhi degli antichi era una messaggera, che “viaggiava sui sentieri della luce” portando con sé i messaggi che gli uomini inviavano agli Dèi. Non a caso Virgilio ha dedicato la quarta parte delle sue “Georgiche” alle “frugali api” a cui bisogna dedicare tanta esperienza: “apibus quanta experientia parcis” (Libro I, v. 4). Ma in diverse culture l’ape è emblema della parola e dell’eloquenza. Nella cultura greca, oltre ad essere simbolo dell’eloquenza, rappresenta la poesia e l’intelligenza. Una leggenda narra che delle api si posarono sulle labbra di Platone quand’era ancora nella culla. La stessa cosa accadde a Pindaro e a Sant’Ambrogio di Milano. Ed è a questa tradizione remota che si lega la storia di due persone che si sono incontrati e insieme hanno incrociato la loro vita con una tecnica rivoluzionaria nella storia dell’apicoltura italiana, perfezionando l’inseminazione strumentale delle api regine. Questa esperienza è stata raccontata nel XXIX congresso che si è svolto per la prima volta in Calabria (Amantea, 5-10 febbraio) da Francesco Massara (Nicotera, Vibonese) e Agata Cierlinska (Polonia).

Grande soddisfazione per il successo del congresso è stata espressa da Gino Albo (artefice e curatore dell’evento come referente per la Calabria dell’Aapi e del Conapi), il quale ha sottolineato la grande partecipazione degli apicultori, oltre 500 (tra cui 100 locali) e dei responsabili istituzionali (tra gli altri Giuseppe Politi, Presidente nazionale Cia, e Michele Trematerra, assessore Agricoltura Regione Calabria).

 Tra gli innumerevoli interventi nei cinque giorni dedicati alle varie problematiche e tematiche che investono il settore, indubbiamente la relazione sull’esperienza della innovativa tecnica di inseminazione strumentale da parte di Massara e della Cierlinska, ha suscitato grande interesse e curiosità. Rispetto alla selezione naturale presenta degli elementi rivoluzionari, non solo per quanto riguarda l’attività pratica, ma anche da un punto di vista entomologico, per comprendere il comportamento che assumono le api rispetto a determinate condizioni ambientali non legate ai naturali processi evolutivi. Il segreto, come hanno sottolineato i due apicoltori, non è solo il protocollo tecnico dell’inseminazione, ma è rendere il più possibile naturale l’inserimento della regina fecondata nei nuclei che poi daranno vita alle nuove famiglie. Per questa ragione si tratta di un lavoro che presuppone un costante  spirito di osservazione e una conoscenza che si affina nel tempo: che non può essere esperita se non attraverso la comprensione del linguaggio e del carattere delle stese api. Diventa importante, ha spiegato Massara, capire i segni e identificare il messaggio, per poter selezionare e poi mantenere i caratteri puri della “Ligustica”, la razza che possiede specifiche caratteristiche come la docilità, la laboriosità e la prolificità. L’inseminazione strumentale garantisce l’integrità della specie, rispetto alla fecondazione naturale che avviene in volo e che può favorire l’ibridazione.

Le api regina fecondate strumentalmente rappresentano la decodificazione contemporanea della comunicazione globale, un simbolo di rinascita verso cui l’uomo “internuata” deve ambire. Significa ricominciare ad esperire il viaggio di ritorno, il ‘nostòs’ così come ha fatto Odisseo,  archetipo che ritorna a richiamare l’umanità alla “virtute e kanoscenza” (XXIV canto dell’Inferno). Il nuovo modello che si preannuncia per il futuro prossimo, è la coniugazione di questa formula che combina affinità elettive, selettive ed estetiche. La bellezza di questo mondo e la meraviglia che suscita il comportamento di questa creatura (con una speranza di vita tra i tre e i quattro anni, mentre un’ape operaia poche settimane) è, a dir poco, un miracolo della natura. L’elisir di lunga vita quindi è prefigurato proprio dall’ape regina e qui in Calabria, in particolare nel territorio del Vibonese tra Nicotera e Rombiolo, ha la sua terra promessa (infatti vengono fecondate oltre 5 mila regine “Ligustiche” che poi viaggiano nelle regioni del Nord e in alcuni Paesi europei). Dalla Calabria quindi è partito un messaggio di enorme valore grazie a queste creature che sono studiate anche dagli esperti della comunicazione, i semiologi, non solo da entomologi ed etologi.  In questo lavoro entra in gioco, non solo il meticoloso lavoro dei due apicoltori, ma soprattutto la passione che li ha legati, attratti e affascinati, e una cura verso questi insetti minacciati dalla cecità dell’uomo che mosso dal profitto facile e indiscriminato, sta mettendo a repentaglio la sua stessa vita inquinando il regno delle api, i fiori. Le api infatti, definite “sentinelle dell’ambiente”, misurano il grado di inquinamento e di salute di madre terra.

L’artificio messo in campo da questi apicoltori diventa, in questo caso, natura. D’altronde la nascita della cultura si manifesta nel momento in cui l’uomo comincia a modificare il suo ambiente naturale per esplorarlo, interpretarlo e rappresentarlo, sviluppando il linguaggio e la comunicazione per dominare ciò che gli appare ignoto (a partire dal mito). Il pensiero ritorna a Galileo Galilei, che attraverso l’osservazione e la sperimentazione, ha tradotto il linguaggio della natura in scienza e cultura.

Questa metodica che ha visto protagonisti dei cultori delle api come Massara e Cierlinska, non è stata ottenuta attraverso complicate e costose ricerche di laboratori super tecnologici, ma con delle conoscenze tecniche e delle strumentazioni che possiamo definire rudimentali, ed è il risultato dell’intuizione che nasce dall’esperienza e dal contatto accurato con la vita di queste creature. D’altronde è stato Kant ad affermare che “la prima forma di conoscenza è l’esperienza” e lo stesso Einstein ha definito la verità “ciò che resiste alla prova dell’esperienza”.

Il lavoro di selezione è volto a migliorare la qualità genetica delle api. In Polonia, ha spiegato la Cierlinska, sono all’avanguardia. Hanno cominciato negli anni ’60 e il boom è avvenuto negli anni ‘70. Il fattore che spiega questa diffusione, è il clima rigido. Infatti il periodo di fecondazione è molto breve, per cui ci si è ingegnati per favorire l’inseminazione strumentale. Così sono riusciti a fecondare un numero impressionante di regine  (sono all’incirca 100 mila) mentre in tutto il mondo solo 10 mila.

Tra le razze, oltre alla “Ligustica” che è quella più diffusa in Italia, vi si segnala la “Sicula”,  soprattutto nella  zona di Termini Imerese e Palermo, che si presenta con un colore più scuro. Questa razza sta rischiando l’estinzione. Ai confini con l’Austria e i territori slavi invece è diffusa la razza “Carnica” che troviamo anche  nel settentrione orientale ed è stata adottata anche  nei paesi dell’est Europa (Germania e Polonia). Si è di fronte ad un’ape regina più frugale in quanto consuma poco miele. Un’atra razza che è in via d’estinzione è la cosiddetta “Mellifica Mellifica”. Questa può inquinare la “Ligustica”. Un’altra razza che ha una storia molto particolare è la “Buckfast” selezionata da un monaco tedesco, “Padre Adam”, Karl Kehrle, il quale svolgeva la sua attività presso l’abbazia di Buckfast, in Inghilterra. In quel periodo si è registrata una moria di tutte le api, sicché si è trovato a prendere le api italiane e a fare una mescolanza di caratteri con altre razze in modo naturale, ed è venuta fuori una specie che fa parte a sé in cui si ritrovano tutti i caratteri delle api da miele. In questo processo genetico i diversi incroci hanno dato come risultato la codificazione delle peculiari qualità di ogni razza. Infatti ha preso la prolificità e la docilità della “ligustica”, insieme ai  caratteri della “Carnica” ed è stata adottata in quasi tutta Europa e anche in Italia. La speranza media di vita delle api regina si attesta tra i tre e i quattro anni, ma mantengono la piena efficienza un  paio di anni.  Le api operaie vivono circa una stagione. Durante il periodo di grande attività soltanto  poche settimane. Le api nascono con la mansione di pulitrici, poi diventano nutrici, infine sentinelle, guerriere e bottinatrici. I fuchi servono nel momento in cui fecondano e possono andare in qualsiasi famiglia e contaminarle; per evitare la loro fuga si mettono delle gabbie. Le api regina nel loro momento più prolifico riescono a produrre anche 2000 uova al giorno.